venerdì, 11 Ottobre 2019

Resoconto Incontro 18 settembre 2019

Cari tutti, tra le tante attività del circolo, noi membri direttivo non sempre riusciamo a svolgere tutte le mansioni.
Mercoledì Giulia, la nostra vice presidente, non ha potuto partecipare alla conferenza, ho chiesto ad Aldina una piccola collaborazione per il resoconto ed ha accettato.
Il nostro circolo si regge sul volontariato e sulla collaborazione di tutti i soci. Grazie Aldina.

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 18 Settembre 2019

Tutto esaurito alla prima riunione del Circolo, dopo le vacanze estive. E tutti puntuali.
Luisa, la Presidente, anticipa l’orario dell’incontro con Manuel Rosin, perché c’è una fibrillazione generale, anche delle piantine che, come di consueto, viaggiano di mano in mano, come dono o scambio.
Loredana prende la parola, ed è brevissima (che bravi ad esser brevi!)!
Emanuela è altrettanto sobria. Ha organizzato, temerariamente, la visita di solo un giorno a Guastalla, per l’attesissimo e rinomato mercato ‘Piante e animali perduti’. Qualche materna raccomandazione. Il resto sarà una sorpresa.
Manuel è pronto. Insieme alla morosa controlla gli appunti e le immagini.

Luisa lo presenta quasi con un cenno, come per non privarlo del tempo prezioso per la sua esposizione.
Quando Manuel, pur con voce ferma, dice d’essere un po’ emozionato perché ‘è la mia prima volta in pubblico’, una voce femminile suggerisce un applauso d’incoraggiamento.

E il garden designer se lo prende tutto, il coraggio, e sostiene la serata per quasi due ore fitte fitte di lezione.

Sa che i soci del Circolo sono amanti dei giardini, e profondi conoscitori di ciò che si fa di uno spazio asettico un luogo abitato dove star bene, e far star bene tutti, piante comprese, ovviamente.
Nonostante la sua giovane età, ha maturato molte esperienze e approfonditi studi vivendo anche cinque anni in Olanda.

Il posto giusto, mi pare. Poi, affrancato dalla guida di giardinieri famosissimi, si sente pronto per ‘tornare al suo giardino’. Prima o dopo, si desidera sempre tornare a casa! Nell’immaginario giardino dell’infanzia. Il perduto Eden.
Con molto equilibrio, la sua lezione affascina per quei passaggi dall’estrema tecnologia alla tradizione millenaria.

Come si fa un giardino? Si progetta, innanzitutto, dunque si immagina qualcosa che ancora non c’è, si disegna l’ancora invisibile!

Il garden design mi appare come un artista visionario. Come un alchimista, che studia circostanze e fattori che inspiegabilmente portano a un risultato razionale. Che accosta e sperimenta insoliti elementi che portano all’atteso (o disatteso) risultato, con originale raffinatezza e al tempo stesso semplicità.

Dunque tutto è freddamente pianificato dalla tecnologia? Niente magia, niente mistero, niente meraviglia, niente stupore?

Manuel, sicuro di sé, ci spiega l’importanza della prospettiva, della profondità di campo, dei vuoti da valorizzare ma non riempire, della ‘simpatia’ tra le piante, e naturalmente ha un affondo sul terreno, la luce, il vento. Tutto concorre per il tutto equilibrato, armonioso, salutare. Si sa, le piante sono come gli umani. Si stanziano dove stanno bene!

Guardo i presenti, silenziosi e attenti (l’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità, scrive Simone Weil).
Cosa staranno pensando? Ognuno con la sua sensibilità, la sua esperienza, avrà suppongo molte osservazioni da esporre, molte domande da sottoporgli.

Io esco un po’ prima, alla chetichella. Assorta, mi infilo in macchina. Palmanova-Lestizza. Non ci vuole niente. 15 minuti.

Invece, distratta dalle tante cose imparate che tento di ripetere per non dimenticare, infilo clamorosamente porta Udine e mi ritrovo non so dove. Mentre vago sperduta (dovrò ben andare dall’oculista!), mi torna quel definirsi di Manuel ‘Sono un giardiniere’ con umiltà. Con umiltà e consapevolezza. Dice ‘La passione mi è nata seguendo mio nonno nella sua vigna. E adesso mio suocero mi ha messo a disposizione un terreno per le mie ricerche, i miei esperimenti. Mi aiuta, assieme anche alla mia fidanzata’. Ah ecco, ritrovo l’umanità piena del giovane, il suo saper attendere, sperare, osservare, condividere. Meno male. Sì perché, a sentire ‘garden designer’ mi si era tornata in mente una scenetta di molti anni fa, a Udine, in una strada che divideva lussuosi appartamentini per giovani coppie. Di prima mattina sento una cantilena antica, conosciuta. Mi affaccio alla finestra puzzolenti tagete. Un tribudio di gialli e arancioni. C’è un signore che cammina con la sua strana bicicletta per mano e, prima sommessamente e poi sempre più forte grida: ‘El gu-ooo.’ Silenzio e poi ‘il guu-oo’. ‘Chi?’ (voce di giovane donna). ‘Il guoooo’. – ‘Chiiii?’ – ‘Signora, il guo, (sorvolo sulla parolaccia), l’arrotino…!

Apprezzo molto, di Manuel l’autodefinirsi ‘giardiniere’. Una parola antica, nobile. Mette insieme vocazione e professione, passione e fusione con la terra, la Terra Madre.

Auguri, giardiniere!

Aldina

martedì, 25 Giugno 2019

Resoconto Incontro 19 giugno 2019

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 19 Giugno 2019

“Ortensie, dalle origini ad oggi tra storia e diffusione”

Al nome comune ortensia vengono date diverse origini.
La più accreditata è che il botanico francese Filiberto Commerson, al ritorno da una spedizione botanica in onore di sua figlia Ortense, decise di chiamare appunto Ortensia questa pianta trovata nelle Indie Orientali tra il 1766 e il 1969.
Alla fine del 1800 fu stabilito che il nome del genere fosse Hydrangea dal greco hydro o hydor (acqua) e angeon (vaso o contenitore).
In Nord America sono stati trovati fossili di ortensie risalenti a 40 – 70 milioni di anni fa perfino in Alaska e Groenlandia. A quel tempo gran parte dell’emisfero nord era coperto da foreste temperate.
Il genere Hydrangea si trova principalmente nell’emisfero settentrionale, sparso in Asia orientale specialmente in Cina e Giappone.
E’ stato trovato pure in Vietnam, in Indonesia arrivando fino all’equatore.
Ci sono specie native del nord America, dell’America centrale e giù fino alle Ande. Queste più a sud sono comprese in una sezione a parte chiamata Cornidia. Sono cespugli e rampicanti legnosi sempreverdi (dal sud America H. Seemanii).
Il genere Hydrangea non è mai stato trovato in natura in Europa.
Per il giardinaggio le più importanti sono le orientali H. Macrophilla, H. Paniculata, H. Serrata e le americane H. Arborescens e H. Quercifolia.
La prima Hydrangea coltivata in Europa fu la H. Arborecens introdotta dalla Pennsylvania nel 1736 per merito di John Bartram, primo botanico americano, autodidatta. Fu una figura chiave nella scoperta e propagazione delle nuove piante del Nord America Orientale. Viaggiò per 30 anni, spesso in zone mai visitate raccogliendo nuovo materiale che inviava al Chelsea Physic Garden. La sua più grande scoperta è stata la Hydrangea Quercifoglia che trovò insieme a suo figlio William sui monti Alpachi in Georgia introno al 1765. A Philadelphia c’è ancora il suo vivaio che è considerato il primo orto botanico d’America.
Le specie Cinesi furono introdotte in Europa molto tempo dopo e inizialmente furono confuse con le Giapponesi. Vennero raccolte in giardini dove vennero coltivate molto tempo prima che fossero conosciute dagli Europei.
Oltre alla Paniculata sono native della Cina H. Anomala, H. Aspera e H. Heteromalla.
L’introduzione delle H. Giapponesi nel mondo occidentale sono dovute principalmente agli Olandesi che trassero i loro profitti in seguito
alla rappresentanza di quella che era diventata la “Compagnia delle Indie Orientali”.
Quasi cento anni dopo il botanico svedese Thunberg che visse per un periodo nella stazione della “Compagnia” descrisse la prima Hydrangea a Palla, che però non riconobbe. Nel suo libro “Flora Japonica” classificò le Hydrangee come viburnum macrophyllum e V. serratum.
Le varie specie di Hydrangee sono così diverse sotto tanti aspetti che un errore di classificazione è facilmente comprensibile. Non ci sono caratteristiche vegetative comuni che leghino a prima vista le varie specie tra loro. Le parti appariscenti, foglie, fiori, forma della pianta sono molto diverse da una specie all’altra. I fiori vanno dai totalmente fertili (H. arb. “Hills of Snow”) ai lacecap o teller (che sono metà e metà) fino ai quasi totalmente sterili delle comuni H. macrophilla.
Oggi sappiamo che l’origine botanica delle ortensie macrophylla è nelle regioni costiere del Giappone tanto che per un periodo furono chiamate Hydrangea maritima. Le varietà introdotte in Europa dal Giappone sono le antenate di piante tuttora popolari (H. m. Mariesii, H. m. Otaksa, H. Serrata Rosalba).
Agli inizi del 1900 vivaisti francesi, inglesi e tedeschi ibridarono una vasta gamma di piante, molte di questa sono state perse durante la seconda Guerra Mondiale, specialmente le francesi, ma molte sono ancora con noi.
Negli anni successivi altri ibridatori continuarono la ricerca tesa ad ottenere piante rustiche che resistessero alle gelate tardive che rovinavano la fioritura. Il lavoro più grande in questo senso è stato fatto dalla natura con le mutazioni naturali.
Nel 1998 il botanico Michael Dirr notò un’ortensia che continuava a fiorire anche a settembre…era la realizzazione del sogno di molti botanici: trovare un’ortensia rifiorente, cioè che fiorisce non solo sulle gemme formate l’anno precedente ma anche su quelle dell’anno in corso. La cosa suscitò grande entusiasmo in un paese come gli USA dove negli stati del nord le gelate tardive sono frequenti. Dopo molti test fu stabilito che la mutazione era stabile, la pianta fu registrata e messa sul mercato con il nome di H. “Endless Summer”.
Altri ibridatori, partendo da Endless Summer hanno ottenuto altre linee rifiorenti.
La serie “forever & Ever”, H. m. Cameroun, H. Serrata Veerle, Hydrangea mac. Serie Magical, molte tra le varietà di paniculata, quercifoglia, arborescens… le potete trovare visitando il sito www.susigarden.com

domenica, 24 Febbraio 2019

Resoconto Incontro 20 febbraio 2019

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 20 Febbraio 2019

Ospiti prestigiosi e piacevolissimi per la nostra conferenza mensile.

Michele Calore accompagnato da Pier Luigi Priola ci hanno intrattenuto durante un fascinoso viaggio attraverso i mesi nel giardino fatato di Michele.
Premetto che per me è stato particolarmente difficile raccogliere le parole di Michele e Pier Luigi e godere delle stupefacenti foto date in visione tante sono state le informazioni elargite, per cui perdonerete lacune o errori.

Le paradis des pappillons a Maserà di Padova creato da Michele è un giardino aperto al pubblico su appuntamento tutto l’anno ( e bisogna andarci tutto l’anno come abbiamo visto e cercherò di riproporvi).

Priola ci da il benvenuto rassicurandoci sulla potenzialità allergologa della graminacee, confermando che solo 2 di esse: Festuca e particolarmente Poa possono creare disturbi a causa della grossa quantità di polline che distribuiscono (particolarmente la seconda). Poi ci introduce al gran mondo della erbacee perenni e delle graminacee, sue passioni oltre che produzione e appassionante predilezione nel giardino di Michele.

Michele comincia a dedicarsi alla creazione del suo giardino nel 2004, volendo principalmente sperimentare piante e progetti nel suo difficile territorio. Il clima varia dai meno 15 dell’inverno ai 40 dell’estate. Terreno pesante e argilloso, limoso, calcareo con uno spazio da colonizzare lungo e stretto e del tutto piatto. La sua passione per natura e animali lo indirizzano subito a definire una convivenza felice fra le due entità.

La premiata scelta di costruire un giardino a stanze che segue la colonna dorsale dei 6000 m2, onde metterlo alla prova in piccoli pezzi del giardino con tempi circoscritti e elementi differenziati fanno si che ora il giardino si presenti come una sfaccettata e armoniosa varietà di piccoli giardini con esuberanti e diverse realtà botaniche e ambientali.

Le prime foto del giardino ci immergono in un mondo fatato dell’ultima parte in ordine di tempo immersa in una galaverna che disegna i suoi bianchi merletti sulla graminacee. Luci sfuggenti e atmosfere ovattate conducono i nostri passi in un labirinto di colori sfumati contrastanti con i verdi imperiosi dei Sempreverdi e i fusti colorati dei Cornus “Sibirica” e “Flaviramea”.

Marzo: ci porta alla Daphne aureomarginata, alla Sarcococca humilis, alla Lonicera fragrantissima i cui profumi non possiamo cogliere, ma in qualche modo immaginiamo, mentre lasciamo dietro a noi la visione di un addormentato inverno inoltrandoci nella prima primavera. Helleborus niger, Edgworzia Chrisanta, Nandina domestica, Panicum virgatum, Mullembergia capillaris ci portano lentamente fuori dall’inverno con le bacche, le cortecce, i fusti a far da attrazione. Mentre compaiono i primi animali liberi in giardino a razzolare concimando, guardiani attenti i Pavoni bianchi, le galline Moroseta ,portate da Marco Polo in Europa, come nuvolette bianche stanno riservate e timide fra gli alberi.

Un mare di Narcissus tazetta, Scarlett,doppio Cheerfullness alla base degli arbusti, così anche se sfioriti possono restare lì a nutrirsi per l’anno successivo senza infastidire, una prima Magnolia liliflora, Ipheion uniflorum, Camassia caerulea, poi Allium, Eremurus ci dicono che Aprile è alle porte.

Aprile: Cercis, Viburnum plicatum Mariesi spettacolare dietro un ampio schermo di alberature che Michele ci racconta di avere piantato all’inizio 20 anni fa, con scelte che ora forse farebbe diverse, ma ormai la grande e perfetta massa di fogliame colorato ha venti anni di splendida crescita e sta a significare il cammino percorso e anche la crescita come botanico e giardiniere di Michele.

Arriviamo ai laghetto con ponticello e panchina, tranquilla casa delle anatre Mandarina, giapponesi simboli di fedeltà coniugale eleganti e bellissime come delle sculture lignee. Una Magnolia nigra fa bella mostra di se pur dando molti problemi a Michele a causa del terreno argilloso che solo con molto humus ammendante riesce a mantenere abbastanza vigorosa segnalando a Michele la necessità di rivolgersi a piante più facili e consone all’ambiente.
Michele è alla ricerca di un giardino autoregolato, il minimo di interventi: come antifungino ilare contro batteriosi del terreno e micronizza. Non sempre i risultati sono buoni, ma persevera nella scelta.

Maggio: Allium, Rose moderne rifiorenti, ibridi di Moscata, bacche e fusti interessanti generalmente sono le sue scelte. Ed ora le sue passioni ricrescono: Perenni a creare tavolozze fino in autunno avanzato, in un misto di colorazioni variegato, con una preferenza per i bianchi o rosa tenue delle rose agli azzurri e blu. Non mancano colori caldi che mettono in maggior evidenza quelli tenui più freddi e delicati.

Eucantemum, Nepeta, Campanule sui vialetti alla base di arbusti.Un evidente capanno, in verità un affascinante cottage, ricoperto da Clematis e una vigorosa rosa Paul Himalaiajn Musk, posizionato a metà giardino per un uso funzionale di attrezzi e strumenti lì racchiusi. Si va a un grande gazebo ricoperto e circondato da una immensa nuvola di rose(30 tipi) bianche per lo più R. Sally Holmes, R. Blue for you, Polyanta, R.MIdsummer Now.abbagliante bianco dei fiori fa da segnapasso durante le notti di luna piena per le passeggiate rinfrescanti dalle prime giornate calde di maggio/giugno.
Alla base delle rose Michele usa una pacciamatura verde, coprisuolo come viole. Stachis, Eremurus mescolate agli allium svettanti.

Giugno: Escono in fiore le perenni messe a mosaico, ripetute, ogni mese ha il peso delle molteplici fioriture. Anche le piante da ombra con il loro fascino più nascosto e delicato delimitano e illuminano percorsi: Hostas,liriope,felci,Parviflora. Nel sole mescolate a scenografici Miscanthus le perenni: Ecchinacea, Phodophillum Kaleidoscopes, Peroskia con H. Annabelle piena di palloni bianco-verde. Stipe accendono le fioriture vicine.

Il grande tappeto pieno di colori allegerito dal movimento delle graminacee. Teucrium,Achillea, Pennisetum villosum,P.macrorum, Echinops,Eupatorium maculatum bianco, Veronicastrum bianco, Thalictrum delavay con i piedi all’ombra con sole solo alla mattina o ombra luminosa da recidere a fine maggio per nuova fioritura a settembre, Miscanthus purpurescens,Sperobulus Airoides, Pennisetum orientale TallTalis. Attenzione alle consociazioni compatibili per le inaffiature.

Luglio/ Agosto: Persicarie eleganti e leggere, Tulbachie.

Settembre: È il momento delle graminacee e degli Aster. Dopo un’estate torrida necessitano alcune irrigazioni di soccorso dove non c’è la gomma gocciolante. Priola interviene per raccontare come i suoi amati e numerosissimi Aster siano stati preceduti in vivaio da quelli nani. Successivamente quelli più alti li hanno sostituiti per la varietà di colori molto più bella. Ci annuncia una nuova nascita: Aster nuovogelo che avremo in catalogo prossimamente. Aggiunge che il fiore semplice è il più interessante perché mutevole nei colori e forme.

Autunno avanzato i colori sono svaniti seccandosi i fiori e dando così origine a nuove nuance dorate mescolate con capolini scuri delle Echinacee, vivacizzate dalle bacche, dalle Persicarie rosse, dai frutti dei Malus Royal Beauty, dalle Nerine, dal sempre efficace Geranium Rozanne, dai colori sorprendenti del Melia azedarach, dalla Parrozia.

E siamo tornati all’inverno che nel giardino di Michele è una danza leggera di graminacee rese più belle dal gelo e dalle sciabolate di colori dei cieli invernali.

Questo è tutto. Esausta vado a sognare un giardino almeno vicino alla perfezione di quello di Michele rompendomi la schiena a fare e rifare nel mio Moto Perpetuo.

Grazie ancora ai due splendidi relatori, per le foto meravigliose di Michele, per i suggerimenti illuminanti di Pier Luigi, per la voglia di continuare a imparare e giardinare che ci hanno iniettato.

domenica, 20 Gennaio 2019

Resoconto Incontro 16 gennaio 2019

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 16 gennaio 2019

Come da programma le prime attività del Circolo del 2019 hanno riguardato un riepilogo rapido di Luisa sulle attività svolte, hanno fatto seguito i ringraziamenti a coloro che hanno collaborato nelle varie sezioni operative: biblioteca, viaggi, visite giardini, Giardini Aperti, sito, mail, tesseramento, segreteria, sponsor, aiuti extra in varie occasioni. Poi conferma direttivo uscente e in fine finanze, ormai scarse, ma con la soddisfazione di importanti acquisti non più derogabili come il proiettore.

Infine abbiamo seguito la conferenza di Philippe Vandezande che concludeva un argomento interessante e impegnativo iniziato e svolto in gran parte a novembre.

Philippe ha ricapitolato partendo dalla attività ATTIVA/PASSIVA nelle piante rivelandoci alcune abitudini molto significative di alcune di esse in particolare:

  • Passiva
    • MEMORIA l’incredibile storia della Mimosa pudica che reagisce al tocco piegandosi per le sole prime 5 volte, poi constata che non è un reale pericolo e si quieta. Gli scienziati hanno verificato questa sua capacità di riconoscimento mnemonico esponendola alla pioggia dopo averla ricoverata dentro casa per un po’ di giorni, rinnovata l’esposizione la pianta non si è piegata all’ingiù riconoscendo la situazione come non rischiosa.
    • VISTA altra storiella esplicativa : a una piantina di fagiolo è stato affiancato un palo verticale verso il quale si è lanciata approntando un gancio della misura esatta, il palo è stato spostato più volte su lati diversi e sempre il fagiolo si è lanciato spavaldo. Dopo 5 volte si è lanciato più in là prima dello spostamento del palo intuendo la probabile distanza.E così che l’INTELLIGENZA delle piante oltre alla quella della vista è stata comprovata.
  • Attiva
    • MOVIMENTO: noi umani abbiamo una percezione del movimento diverso da quello lento delle piante. Eppure Philippe ci dimostra come anche nel mondo vegetale esista un movimento minimo, ma sostanziale. Esempio : Gramigna che fa chilometri sotto terra con le sue radici, il Glicine in aria all’infinito, e Forsithia che piega i suoi rami per riprodursi quando raggiunto il terreno fa altre radici lontano dalla pianta madre.
    • RESPIRO: la pianta respira in modo complementare al nostro con grande nostro vantaggio.
    • COMUNICAZIONE: le piante comunicano fra di loro, con gli animali, con l’umano, il giardino con il giardiniere. Una bella storia su questo animale sconosciuto che si chiama Kudu che mangia prevalentemente una Acacia africana che tende a difendersi quando il predatore esagera emettendo una gelatina velenosa sulle foglie che lo porterebbe alla morte . Il Kudu lo sa e si sposta su altre Acacie vicine che però sono allertate dalla prima e permettono all’animale pochi morsi.Così di seguito. Quando la presenza dei Kudu supera il numero tollerato dalle piante tutte le acacie si organizzano con il veleno e sterminano gli animali interrompendo l’equilibrio della comunicazione.
    • FEDELTÀ la pianta mette in condizione l’insetto impollinatore di dedicarsi per l’intera giornata solo a visitare la sua specie melo, girasole servendosene come un alleato per propagare la specie.
    • MANIPOLAZIONE: video incredibile su come delle formiche riescano a nutrire se stesse e la prole sfruttando un nettare che fuoriesce da capsule della pianta , lo portano dentro grosse spine con un piccolo foro dove fanno il nido per le larve. Quando l’acacia viene invasa da delle liane le formiche la liberano, azzannando le liane, interrompendo il loro percorso. Quando un predatore come la cavalletta assale l’acacia, viene violentemente invitata con spintoni e tirate ad andarsene da delle formiche organizzate come un esercito . Si è scoperto che questo elisir di cui le formiche sono ghiotte dà dipendenza attraverso un alcaloide che mette le formiche nella condizione di cibarsi solo di quello diventando difesa armata della acacia.

A questo punto Philippe con molta modestia e moderazione è passato a parlare della differenza fra piante e umano nei confronti del rapporto dello sfruttamento di un’altra specie per tornaconto personale. Le piante non hanno capacità etiche per cui il fine e scopo giustifica ogni azione. Philippe, pur insistendo nel dire che il suo non vuole o può essere un giudizio per quel che riguarda le scelte di ognuno di noi, pensa che una consapevolezza dell’eventuale danno che ogni nostra azione può recare ad altri è già una presa di coscienza etica.
Questa posizione non ha trovato il sostegno di tutta la platea dei soci, anche se i più hanno inteso nelle parole di Philippe di come il discorso fosse strettamente legato al rapporto tra uomo e pianta e animale e alle differenze inevitabili di lettura dell’agire di ogni soggetto. Alcuni chiari esempi, come alcune affermazioni di usi consapevoli della chimica da parte sua, pur nella consapevolezza del probabile sfruttamento delle risorse non corretto ha chiarito le sue posizioni.

L’uso oculato della potatura, dell’acqua, del trattamento salutare del prato senza diserbanti, ma con tagli da 0 a 4 mm secondo stagione hanno ulteriormente chiarito il suo rapporto amichevole di reciproco lavoro con la natura e hanno soddisfatto la sala che si è prodigata in molte domande.

La serata è finita come sempre in pizzeria a concludere i temi in sospeso.

lunedì, 17 Dicembre 2018

Resoconto Incontro 21 novembre 2018

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 21 novembre 2018

Conferenza di Angelo Porcelli

Le bulbose da fiore

Angelo Porcelli appassionato di bulbose, coltiva a livello amatoriale da oltre 30 anni vari generi di piante, succulente, palme, subtropicali, bulbose, la parte più preziosa della sua collezione sono le bulbose africane, una collezione unica in Italia.

Nell’orto frutteto di famiglia, in un campo all’aperto vicino al mare a 30 km a nord di Bari, senza nessuna protezione invernale e a regime idrico naturale, sperimenta piante e bulbi delle zone mediterranee del mondo (la parte completamente mediterranea in Italia è la zona centro meridionale qualche zona della Liguria, la fascia costiera della Toscana, zone in cui gli inverni non sono particolarmente freddi).

NARCISI:
Le bulbose più facili da coltivare sono i narcisi a fioritura primaverile, alcuni sono poco diffusi in Italia ma in realtà sono molto validi per il giardino.

I narcisi autunnali sono invece piante piuttosto difficili da coltivare, provengono dal Marocco (il narciso brussonetii con un profumo intenso di gelsomino), dalla Spagna meridionale, alcuni dall’Italia meridionale.

I narcisi precoci iniziano a fiorire tra ottobre e novembre, il narciso papyraceus è uno dei primi a fiorire e un classico dell’Italia meridionale è il narciso tazzetta orientalis, che ha un profumo agrumato di fior d’arancio, ed è il fiore reciso di Natale. Il tazzetta Italicus, un ibrido natural e, in It alia si trova un po’ ovunque allo stato selvatico.

I narcisi intermedi fioriscono da gennaio/febbraio: bulbocodium e cantabricus, accomunati dalla forma a gonnellino del trombone, sono dei narcisi piccoli molto precoci e resistenti al freddo e provengono dai prati umidi della Spagna, dai Pirenei. Gli inglesi li coltivano in giardino da noi non sono conosciuti, sono specie botaniche che si diffondono da seme, si possono mettere anche nel prato naturale.

Il Narcissus pseudonarcissus ha dato origine ad una serie di ibridi, tra cui il narciso incomparabils, un ibrido naturale con il Narcissus poeticus, che si trova in varie zone d’Italia, anche a Villa Manin, si coltiva sin dal 1600 da prima che ci fosse la nomenclatura botanica di Limneo. Tra i narcisi tardivi uno dei più interessanti è la tazzetta doppia ‘Winston Churchill’.

La scilla peruviana, è una bulbosa prettamente mediterranea, cresce tra l’Italia, Spagna e il Nord Africa chiamata erroneamente Peruviana perché arrivò a Linneo sul vascello chiamato “Perù.”

Angelo ha selezionato alcune varietà moltiplicando la specie da seme, sono nate con sfumature varie: pallida, violacea, purpurea, variegata, rosea, alba.

La Scilla hughii cresce a Marettimo nel le isole Egadi ed è più grande della scilla Peruviana.
La Scilla sicula, dal colore un po’ grigio, tra l’azzurro e il bianco, cresce solo nella provincia di Trapani.
La Scilla dimartinoi cresce solo a Capogrecale sull’isola di Lampedusa. È una scilla senza stelo, cresce appiattita al suolo.

Ci sono state diverse revisioni da quando la botanica si è avvalsa dello studio del dna, per la classificazione.
Prima le bulbose erano suddivise in tre famiglie classiche Liliacee, Amarillidacee e Iridacee ora hanno molte famiglie e la nomenclatura si è molto complicata (Hyacintaceae, Asparagaceae, etc…).

GIACINTI:
il giacinto antico selvatico Hyacinthus orientalis è la specie progenitrice di tutti i giacinti coltivati, è un’unica specie propagata da seme da cui sono derivati i vari colori. Poi gli olandesi hanno ibridato i giacinti “ad ananas” che fioriscono bene il primo anno ma che poi non si naturalizzano bene.

TULIPANI:
I tulipani sono le bulbose più famose in assoluto, provengono tutte dal medio oriente, dalla Turchia, le specie botaniche poco coltivate non sono molto gradi di statura ma possono essere molto decorativi. Il tulipano rosso dei campi si trova in varie zone d’Italia naturalizzato, sui colli bolognesi, in Piemonte, in Toscana, solitamente cresce nei campi di grano, nelle vigne.
I tulipani non sopportano l’acqua durante il periodo di riposo perchè subentrano delle malattie fungine che fanno marcire il bulbo ma non temono il freddo. Prediligono i concimi minerali e non amano il letamte .

IRIDACEAE:
Molte Iridacee provengono dal Sud Africa, dove c’è la più alta biodiversità di specie (e bellissime specie di bulbose). Tra le specie mediterranee ci sono i crocus (primaverili e autunnali, gli zafferani), il gladiolo dei campi e il gladiolo bizantino che andrebbero usati di più in giardino. C’è la forma bianca del gladiolo selvatico (molto rara). Il gladiolo liliaceus a fiore di giglio, cambia colore dalla mattina alla sera, durante il giorno è chiuso, si apre al pomeriggio cambiando colore, emanando un profumo fortissimo di chiodo di garofano.
Le Ixia sono molto rustiche, con colori vari si piantano a febbraio/marzo e fioriscono a maggio/giugno.

AMARYLLIDACEAE:
Amaryllis belladonna è un fiore relativamente comune al sud Italia, è un fiore di campagna, normalmente è rosa, Angelo ha fatto degli ibridi con varie sfumature di colori tra bianchi e rosa più o meno intensi .Fioriscono da agosto ad ottobre in base alle varietà.
Nerine bowdenii, nelle varie selezioni sono completamente rustiche, in vari colori dal bianco, al rosa, quasi rosso. La specie spontanea proviene dal Sud Africa, non ha problemi di terreno umido, fioriscono da ottobre a dicembre e vanno bagnate un po’ in estate. In giardino si accostano bene alle perenni e alle rose.

Suggerimento generale: tutte le piante bisogna capire come vanno coltivate, più ci si avvicina alle condizioni che hanno in natura, più alta è la percentuale di successo.

lunedì, 5 Novembre 2018

Resoconto Incontro 19 ottobre 2018

Resoconto dell’incontro mensile di venerdì 19 ottobre 2018

Conferenza di Enrico Riva

ASTER BOTANICI

Gli aster sono piante facili ben conosciute perché rientrano spesso nella tradizione di orti e giardini delle nonne che di generazione in generazione ci hanno tramandato. Piante con poche problematiche che danno tanta soddisfazione perché escono in un periodo della stagione quando la maggior parte delle erbacee perenni hanno già fiorito. Sono piante molto rustiche, hanno pochissimi problemi dal punto di vista della resistenza al freddo.

La maggior parte degli aster coltivati e che esistono nei nostri giardini sono di origine nord americana, ma hanno una reale molto vasta che va dal Canada, Quebec, Terranova, o dal Canada centrale in alcune altre specie, fino alla Florida, Carolaina, Georgia, sud degli Stati Uniti più profondo, con una temperatura che va da – 35/-40 gradi a + 40/45 gradi.

Principali gruppi

  • specie nord americane (novi-belgii, novae-angliae, cordifolius, lateriflorus, ericoides, pringlei);
  • specie europee (amellus e relativi ibridi, alpinus, pyrenaeus); che vivono in condizioni molto difficili, aster amellus e aster pyrenaeus vivono in zone rocciose e siccitose di montagna, sulla catena dei Pirenei.
  • specie asiatiche ( spathulifolius, thompsonii); Lo spatulifolius a foglia grigia carnosa, molto resistente anche in situazioni estreme, il thompsonii è una specie himalaiana.

Durante la stagione hanno fasi più o meno belle, si fanno notare molto lentamente dopo il loro taglio post invernale, escono gradualmente durante l’estate arrivando ad una certa altezza e vanno in fioritura da settembre in poi a seconda delle varietà.

La parola “Aster” proviene dal greco che significa fiore a stella, la maggior parte hanno fiori semplici a stella, in alcune varietà con fiori doppi che generalmente sono frutto della casualità. Molto spesso le migliaia di cultivar che si conoscono sono stati frutto della casualità. Giardinieri accorti hanno individuato delle mutazioni su varietà già esistenti e moltiplicati per talea sono riusciti a portare avanti i caratteri, anche nel nostro vivaio casualmente un ramo fiorito viola è mutato in colore rosa… moltiplicato per talea ha mantenuto assolutamente i caratteri. Si riproducono molto bene anche da seme, ma le caratteristiche nate da seme cambiano notevolmente, sono molto, molto variabili.

Coltivazione

Gli aster si adattano a situazioni intermedie con almeno mezza giornata di sole durante la fase vegetativa, alcune varietà riescono a tollerare situazioni d’ombra, ad esempio i cordifolius e i divaricatus di origine nord americana che vivono generalmente ai margini di zone boschive.
La maggior parte prediligono un terreno drenante e tendenzialmente neutro evitando il marciume delle radici, non necessitano di irrigazioni frequenti, resistono a fasi particolarmente asciutte.
Non necessitano di concimazioni troppo eccessive sopratutto azotate (letame, stallatico) che renderebbero tenera ed allungata la vegetazione, rendendola sensibile ad attacchi di mal bianco. Enrico ci consiglia la cornunghia che è un concime ricco di fosforo e potassio.
Il mal bianco si può combattere con trattamenti a base di zolfo oppure con macerato di assenzio.
Ad inizio estate fine giugno, sopratutto per le varietà più vigorose tagliare a 5 – 10 cm dalla base, in questo modo si hanno dei vantaggi, si stimola la pianta ad emettere nuovi rami più ramificati con una fioritura più abbondante e un’altezza inferiore alla media.
Alcune varietà arrivano ad un metro di altezza e con la potatura di giugno si limita l’allettamento (crollo della pianta in fase di fioritura).
Una seconda potatura a novembre inoltrato con le piante sfiorite tagliando alla base la vegetazione per favorire la preparazione di nuovi germogli.
Nel caso le piante siano inserite in bordure miste, accanto a graminacee o altre erbacee perenni di una certa consistenza, le infiorescenze secche tipo echinacee, agastacee, in inverno diventano un elemento molto decorativo… tagliare gli aster a fine gennaio, inizio febbraio per godere l’effetto della brina su questi gruppi di vegetazione a riposo.

Moltiplicazione

Ogni 4 – 5 anni provvedere alla divisione dei cespi in 4 parti e mettere subito a dimora, preferibilmente ad inizio stagione, a marzo, quando la pianta ha emesso circa 10 – 15 cm di vegetazione. Si può moltiplicare anche per talea, si prelevano gli apici e si fanno radicare in terriccio mischiato con sabbia e tenuto un po in ombra e costantemente umido per 15 – 20 giorni.

Abbinamenti in giardino

Non sono di facile collocazione visto l’altezza che generalmente raggiungono, si possono posizionare negli orti con portamento a siepe accostandoli a dalie, cosmos, gladioli ed iris. In questo modo dall’inizio della primavera all’autunno si potrà raccogliere con continuità ed abbondanza dei fiori recisi per vari utilizzi. l’accostamento tipico è quello con le graminacee (miscantus , panicum, calamagrostis, muhlenbergia) oppure ad altri gruppi di erbacee perenni (solidago in varietà, echinacea, rubdeckia, persicaria, helenium, eupatorium, heliantus, anemoni) giocando sulle tonalità si unisce un incantevole aspetto estetico alla praticità di un supporto laterale che li sosterrà durante la fase di fioritura, fase in cui solitamente le piogge aumentano considerevolmente il peso della fioritura.

Alcune foto di aster e altro… di Elisa

giovedì, 20 Ottobre 2016

Resoconto Incontro 20 ottobre 2016

21 ottobre 2016

Resoconto dell’incontro mensile del 20 ottobre 2016

Il nostro incontro mensile a Palmanova è stato particolarmente vivace per merito del nostro socio e relatore Loris Zilli.

Molti conoscono Loris per le splendide gite che organizza per il Circolo, portandoci a scoprire esplosioni botaniche in luoghi bellissimi, o conoscono il suo giardino con le sperimentazioni con vegetali tratti dalle passeggiate naturalistiche e collezioni di piante che lo intrigano e appassionano, molti in fine conoscono e ammirano le sua profonde conoscenze botaniche.

La serata è iniziata con la breve relazione di Luisa che ha ricordato la necessità di essere meno prolifici nella mailing list, ha fatto i ringraziamenti per il lavoro svolto da Manuela, ha ricordato che saremo a Strassoldo, e che Elisa Tomat presenterà il suo libro “Nativa dei Prati” a Pordenone all’Auditorium della Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea al Parco Galvani alle ore 16:45 di giovedì 10 novembre.
Passata poi la parola a Loris, che ci ha intrattenuto su un argomento a tutti noi caro ‘la Flora Spontanea e alcune Bulbose’.

Loris ha iniziato parlandoci di quell’infinito mondo che sono le Viole scelta indotta dalla opportunità data dalla specie di essere trapiantata o immessa nei nostri giardini in questo periodo dell’anno in quanto in primavera vanno rapidamente in sofferenza per il caldo. Ci racconta che le viole sono nella loro grande varietà sparse dal mare alla montagna, dall’Oriente all’Occidente. In Italia le specie catalogate sono più di una settantina. Molto prolifiche ogni viola sparge più di venti semi per cui si espandono facilmente coprendo spazi a volte impervi e difficili per altre specie.

Un grande elenco corredato da foto belle e interessanti, molte delle quali fatte da Loris durante le sue scorribande da cercatore di piante, ha dato inizio a questo viaggio.
Molte le viole esistenti nelle Alpi Occidentali con caratteristiche che le differenziano vuoi per foglie, per colorazione, per forma dei petali.
Alcune anche presenti come la V.palustris in Friuli (Talmassons), V.biflora nel Tarvisiano e in Carnia, alcune molto comuni altre rarissime.
Abbiamo spaziato dai prati alla montagna, al mare, a Cuba (V.diversifolia), ai greti dei fiumi, ai boschi del Nord America, all’ Oriente, all’Est Europa.
I colori sono i più vari ; dal viola più classico al rosa, al giallo, al bianco perfetto, al tricolor, alle nuance variegate; con foglie che dimenticano spesso la classica forma a cuore per essere tricuspidate, carnose, pelosette, verdi chiaro, scuro, grigie. Altezze varie, grandezze estreme: piccolissime, medie e grandi.
Tutte queste notizie e visioni Loris le ha corredate di commenti personali riferiti alle proprie esperienze.
Siamo poi passati a richiesta del pubblico a vedere i fiori invisibili della Aspidistrie con la loro diversificazioni fogliari.
E quindi Loris ci ha fatto vedere i suoi amati Iris nella molteplici versioni d’acqua I.pseudocorus. I.sibirica (Cividalese), I.graminea (Cavazzo,Gemona,Sella Nevea) fino a quelli che vivono nel suo giardino.
Alcune Dierama pulcherrima e quindi gli Allium che Loris ci ha tenuto a ricordare sono tutti commestibili.

Matteo dal fondo sala ha richiesto una panoramica sugli insoliti e stiupefacenti Narcisi. Qui il viaggio è stato una girandola di paesi dell’Europa fino a Camporosso e Cividale con il N.radiflorus.

Per finire in allegria una carellata piena di inaspettati colori con i Papaveri , dove non è mancato il difficile Meconopsis, non propriamente facente parte della specie ma molto simile per forma e con colori sorprendenti, purtroppo poco incline ad adattarsi nei nostri giardini.
Uno scivolone su spettacolari foto di Gentiana che possiamo vedere in molti nostri prati e montagne da Fagagna a Piancavallo e Sappada ha felicemente concluso questo
viaggio.

Alle 19:30, come un orologio svizzero, Loris ci ha salutato con la sala soddisfatta e applaudente.

sabato, 18 Luglio 2015

Resoconto Incontro 15 luglio 2015

Mercoledì 15 luglio 2015

Cari tutti,

alla riunione di LUGLIO abbiamo avuto finalmente come relatori due vecchie e care conoscenze: Gianni & Susi, titolari del rinomato vivaio Susigarden ad Aiello del Friuli.

Gianni ha introdotto la serata parlando di terra e terricci, spiegando come l’esperienza di orticoltore (prima del vivaio aveva un’azienda agricola che produceva molti meloni) lo abbia aiutato a capire quali sono le problematiche delle piante legate al terreno.

Le caratteristiche più importanti di un buon terreno agrario sono la porosità (ossia la presenza di pori nei quali l’aria intrappolata garantisce la respirazione delle radici), il drenaggio, la capacità di scambio cationico e la fertilità. Il cattivo drenaggio è la causa della morte inattesa di molte specie più sensibili – per esempio Phlox e lupini – durante inverni piovosi, a causa dei funghi del colletto. La capacità di scambio dà un’indicazione degli elementi assorbibili per le piante. Di questi elementi alcuni sono necessari in maggiore quantità: sono i macroelementi citati sui sacchi di concime, cioè azoto N (per la crescita delle parti verdi), fosforo P (per la radicazione) e potassio K (per i frutti); altri servono in quantità minime ma indispensabili se si vogliono evitare sintomi di carenza, per esempio molibdeno e boro.

E’ importante lavorare il terreno quando non è né troppo secco né troppo umido, e comunque non lavorarlo troppo in generale, affinché non perda la sua struttura. Lavorazioni troppo profonde (che usavano un tempo ma sono ormai fuori moda, aggiungo io!) sono negative, perché gli orizzonti del suolo vengono invertiti e la microflora che vive in presenza di ossigeno viene portata in condizioni di anaerobiosi e viceversa.

Per mantenere la fertilità, oltre alla concimazione, abbiamo a disposizione un’altra opzione: interrare i residui colturali per introdurre nel terreno sostanza organica che lentamente si decomporrà. E’ quello che si fa di proposito con il sovescio, l’interramento di una coltura ad hoc quando è ancora verde, di solito una leguminosa come il pisello proteico o una crucifera come la senape, che aiuta anche a risanare il terreno da patologie.

In termini di concime l’ideale è sempre il tanto celebrato letame di cavallo, che va distribuito in superficie e mescolato ai primi 10-15 cm di terreno, rigorosamente durante i periodi freddi – in passato novembre, oggi potremmo dire gennaio – se vogliamo evitare un’immediata ripartenza vegetativa della pianta, che poi la renderà più sensibile ai primi geli.

In vaso dobbiamo invece saper scegliere la tipologia di terriccio più idonea. Una caratteristica fondamentale di un terriccio è la stabilità, ossia la capacità di non degradarsi velocemente e, quindi, di non restringersi lasciandoci uno spazio vuoto tutto intorno al vaso.

A questo proposito l’optimum sono le torbe bionde o chiare, che sono quelle meno degradate che danno struttura; a queste è bene aggiungere comunque della torba nera o scura, che nutre la pianta ma è molto decomposta, quindi ha anche il problema che se si asciuga diventa impermeabile all’acqua. Le torbe brune sono quelle intermedie tra le nere e le bionde.

Gianni & Susi per il loro vivaio usano un terriccio fatto fare su misura e messo a punto negli anni, composto principalmente di torba bruna irlandese generata da erica, ma anche di minori quantità di torba bionda baltica e fibra di cocco (che non si degrada e non si asciuga mai completamente). Per piante a ciclo lungo come le perenni viene aggiunta un po’ di agriperlite, che evita compattamenti.

A questo punto Susi ci ha mostrato alcuni esempi di vasi, ciotole e vasche realizzati con le piante del vivaio, ma anche altri esempi di belle combinazioni di forme e colori fotografate all’estero. Quando ci si accinge a preparare un vaso o una ciotola, va considerata innanzi tutto l’esposizione che si ha in termini di sole/ombra; in secondo luogo si considereranno gli aspetti estetici: forma della pianta, colore dei fiori e delle foglie, tessitura. Si potrà decidere di lavorare con un’unica pianta in massa, con più varietà della stessa pianta oppure con molte piante diverse, accostate in base all’armonia o al contrasto. In questo caso si sceglierà in genere una pianta centrale fondamentale, e poi le piante più basse che la dovranno accompagnare. E’ fondamentale considerare il tipo di crescita di ognuna (alta, larga, ricadente) perchè, per quanto si sappia, a volte si sbaglia con le nuove varietà: certe piante risultano nella composizione troppo vigorose, troppo alte o troppo larghe, non permettendo uno sviluppo equilibrato delle altre sorelle di ciotola. Susi ci ha mostrato molte delle numerose annuali coltivate in vivaio: petunie, Pelargonium, Sunpatiens, Cosmos, Zinnia, Cleome, Scaevola, Lobelia, ma anche perenni ricadenti come Muehlenbeckia e Helichrysum petiolare. Non avendo a disposizione le foto di Susi mi permetto di mandarvi alcune foto che avevo in casa!

Gianni& Susi hanno concluso la serata raccontandoci di alcune forniture ‘importanti’ che hanno fatto negli anni, come quella di tutte le piante per la risistemazione del giardino storico della nota Abbazia di Cervara vicino a Portofino, scenario di costosi matrimoni: http://www.cervara.it

Concludo ricordandovi che ad agosto saremo in ferie, quindi la prossima riunione sarà in SETTEMBRE. I primi appuntamenti autunnali saranno la mostra di Villa Manin nei giorni 12-13 settembre e la giornata di scambio semi & piante a ottobre presso uno dei nostri soci.

La sera del 7 agosto, inoltre, come Amici del Giardino Lucio Viatori stiamo organizzando un concerto per pianoforte all’aperto nel giardino, a Gorizia. Vi manderemo il programma appena pronto…partecipate numerosi!

Buona estate,

Elisa

sabato, 20 Giugno 2015

Resoconto Incontro 17 giugno 2015

Mercoledì 15 giugno 2015

Cari tutti,

come Roberta ha già scritto con la sua verve, la riunione di GIUGNO è stata un’occasione per stare insieme e goderci l’ottima riuscita di Giardini Aperti 2015 (grazie anche alla clemenza del meteo).

Liviana ha preparato una presentazione ricca di foto dei giardini che hanno aperto le loro porte, perlomeno quelli di cui voi soci avete fatto pervenire delle immagini; ha lavorato veramente tanto per preparare queste belle diapositive, quindi grazie Liviana! Abbiamo visto giardini di tutte e 4 le province, in alcuni casi inseriti in abitazioni storiche, altre volte arricchiti di opere artigianali e fantasiosi arredi; giardini che richiamavano lo stile all’italiana, ma anche all’inglese, naturalistico, roccioso, giapponese…o semplicemente sui generis! Nella maggior parte di questi giardini abbiamo visto le sempre amate rose e ortensie, ma anche alcune specie perenni che iniziano lentamente a farsi strada. In conclusione possiamo dire che l’interpretazione di “giardino” è molto varia e personale, ed è giusto che sia così.

Tra le comunicazioni c’è stata la bella notizia che a settembre si rifarà la gita a Venezia che ha avuto tanto successo. La nostra Pierina ha preparato dei cestini spettacolari per le persone che hanno contribuito a organizzare questo evento, grazie Pierina.

Con l’aiuto di Marina e Paolo, io ho presentato il mio libro “Nativa dei prati”, edito da Maestri di Giardino. Vorrei ringraziare tutti coloro che l’hanno acquistato e scusarmi per non essere potuta rimanere a completare l’operazione ‘firme’: purtroppo avevo un impegno; sarà per la prossima volta.

Ci risentiamo a luglio per l’ultima riunione prima delle ferie,

Elisa

giovedì, 21 Maggio 2015

Resoconto Incontro 20 maggio 2015

Mercoledì 20 maggio 2015

Carissimi, nella conferenza di Maggio abbiamo parlato di ME, Microrganismi Effettivi, con Enzo Cattaneo.
Argomento molto complesso, di cui la nostra socia Angela Comuzzi ci invia un riassunto:

Conferenza molto interessante, mercoledì scorso in sede: il chimico Enzo Cattaneo ci ha condotto nel mondo infinitesimale ma fondamentale dei Microrganismi Effettivi. Ci ha raccontato un po’ la storia della nascita di questa che è una vera e propria tecnologia: intorno agli anni ‘80 dopo anni di esperimenti e studi, Teruo Higa, biologo giapponese alla ricerca di un sistema alternativo ai fitofarmaci per il miglioramento delle coltivazioni agricole riesce ad assemblare dei ceppi di batteri “buoni” carichi di energia rigenerativa. Scoprì che era possibile la convivenza fra microrganismi aerobi(che hanno bisogno di ossigeno per vivere – es. azotobatteri) e di quelli anaerobi (vivono senza ossigeno – es. i batteri della fotosintesi); Cattaneo per farci capire la composizione del mix di Higa ha portato l’esempio del lievito di birra, dei molteplici fermenti lattici, aceto batteri, batteri della fermentazione e ha nominato più volte gli antichissimi batteri della fotosintesi. La presenza di questi ultimi si può ricondurre agli albori della Vita sul nostro Pianeta provenienti da chissà quale “pulviscolo” spaziale. I Microrganismi si possono dividere in tre gruppi: POSITIVI, NEGATIVI E OPPORTUNISTI. La prevalenza degli uni rispetto agli altri è determinata dagli Opportunisti, la presenza degli EM aiuta a fare in modo che i positivi siano sempre in maggioranza creando una situazione di salute nell’ambiente da loro colonizzato. Cattaneo ci ha raccontato di come tutta la materia sia intrisa di energia. Gli esseri possiedono dei campi energetici che possono influenzare la nostra percezione e promuovono benessere o malessere a seconda della loro qualità. Enzo ha portato l’esempio di ciò che si può provare guardando un bosco antico oppure un campo di mais: gli effetti su di noi sono ben diversi!!
Higa ha raccolto insieme un numero di circa 80 ceppi di Microrganismi in grado di influenzare positivamente i vari ecosistemi (fiumi, terreni, atmosfera ecc…) promuovendone la vita. Gli E.M. una volta attivati ed immessi nell’ambiente si moltiplicano e proteggono lo stesso dalla colonizzazione dei germi patogeni.
Cattaneo ha portato degli esempi: all’interno della compostiera velocizzano e migliorano la qualità del risultato, spruzzati sulle piante o inoculati nel terreno rinforzano gli stessi, altro esempio alla base degli alberi per mantenerli in salute ma anche come cura dove è presente l’Armillaria. Questi sono solo alcuni dei casi in cui gli EM possono essere utili perchè il campo di applicazione è vastissimo fino ad arrivare alla salute umana data questa capacità antiputrefattiva e antiossidante. Data la loro resistenza alle alte temperature vengono fissati sotto forma di ceramica ed esistono dei bracciali che rilasciano lentamente dette sostanze. Per le loro azioni, vengono anche usati per le pulizie della casa, per l’abbattimento dei cattivi odori, riciclo delle acque, miglioramento della qualità dell’acqua.
Scopo di Teruo Higa è diffondere gli E.M. su tutto il pianeta rendendoli accessibili a tutti, il loro costo è irrisorio e ognuno può riprodurseli a casa propria partendo dalla matrice. Cattaneo si rende disponibile per insegnarci ad attivare questa matrice che è acquistabile alla CEBI (Centro Ecobiologico viale Tricesimo 254 –Udine) oppure via internet alla EM ITALY o alla ITALIA EM.

LIBRI CONSIGLIATI:
Teruo Higa “Microrganismi Effettivi – Benessere e rigenerazione nel rispetto della Natura” Ed Tecniche nuove
Masaru Emoto “L’insegnamento dell’acqua” ed. Mediterranee

giovedì, 23 Aprile 2015

Resoconto Incontro 15 aprile 2015

Mercoledì 15 aprile 2015

Cari tutti,
alla riunione di APRILE la nostra presidente Luisa ha fatto il resoconto delle ultime attività, tra cui la partecipazione alla festa di ‘porte aperte’ al Susigarden, alla fiera di Gorizia (Pollice Verde) e a quella di Strassoldo. Un grazie di cuore a tutti i soci che hanno dato il loro contributo.
Giardini Aperti si avvicina: quest’anno si sono iscritti 77 giardini, quindi il numero complessivo è rimasto più o meno costante. Bravissime Loredana e Delia che hanno preso il testimone dalle mani di Valeria, e non dimentichiamo Osvaldo che si occupa ogni anno del depliant dell’evento!
La nostra socia Emanuela Alberini sta organizzando delle magnifiche gite ai giardini di Venezia, ma di questo avete già ricevuto notizie specifiche via email.
Luisa ci ha anche informati che il prossimo autunno si farà la tanto attesa giornata di scambio piante & semi nel giardino dei soci, quindi chi volesse partecipare può iniziare a pensare fin da ora a che cosa offrire e scambiare.

Per quanto riguarda il Giardino Viatori, che sarà aperto al pubblico fino al 2 giugno tutti i sabati e le domeniche e i giorni festivi, io e Paolo Bianchi abbiamo aperto i tesseramenti per chi voleva associarsi agli ‘Amici del giardino Lucio Viatori’. Grazie a tutti coloro che si sono iscritti per dare un contributo alla conservazione e conoscenza del giardino! Ma non mi dilungo su questo, perché riceverete presto una email con lo statuto dell’associazione e tutte le info.

Il relatore della serata è stato Ennio Furlan, presidente dell’associazione micologica e botanica udinese, socio del gruppo micologico palmarino e del gruppo micologico codroipese, nonché chef per 46 anni e ora divulgatore instancabile in merito agli usi culinari di erbe spontanee e funghi. Appassionato fin da bambino di erbe spontaee, Ennio ci ha fatto una panoramica delle erbe di uso culinario più comuni in Friuli e di come lui le usa per le ricette che ha inserito nel suo libro ‘Erbe…e dintorni’ edito da Ribis, che molti di noi hanno acquistato.
La normativa regionale in merito alla ‘tutela della flora e fauna di importanza comunitaria e di interesse regionale’ pone dei vincoli ai quantitativi che si possono raccogliere per giorno di alcune specie vegetali: si tratta della LR n. 9 del 23 aprile 2007 e successive modifiche. Negli allegati vengono indicate le specie di cui si può raccogliere una quantità massima di 1 kg per persona per giorno, come aglio ursino, luppolo e papavero, e quelle di cui si può raccogliere fino a 3 kg per persona per giorno, come ortica, tarassaco e sclopit (silene). Vi sono poi le specie tutelate che non si possono raccogliere affatto. Vi allego gli elenchi di cui parlava Ennio.
Nelle diapositive abbiamo visto innanzi tutto il gruppo degli Allium spontanei, come Allium vineale, Allium carinatum, Allium roseum, Allium victorialis e Allium ursinum, nonchè Silene vulgaris (sclopit); equiseto Equisetum telmateja con le sue elevate concentrazioni di silicio (quindi da consumare con moderazione per evitare calcoli); i vari asparagi (Asparagus tenuifolius, A. officinalis e A. acutifolius); tarassaco (con cui si fa veramente di tutto, per esempio, coi boccioli, i cosiddetti ‘capperi friulani); radicchielle varie da mangiare lessate tra cui Crepis taraxacifolia; Rumex acetosa (pane e vino); Tragopogon pratensis; Aruncus dioicus o barba di capra; luppolo Humulus lupulus; Lamium di diverse specie che perdono il loro cattivo odore dopo cotti; ortica, papavero o confenon, topinambur Helianthus tuberosus e molte altre ancora.
Un po’ di attenzione va prestata a quelle specie velenose che possono essere scambiate per le mangerecce di nostro interesse, come il colchico da non confondere con l’aglio ursino, o il maggiociondolo da non confondere con la robinia.
Ennio ci ha anche portato degli assaggi delle sue creazioni, come il tarassaco in agrodolce, il frico all’aglio ursino e il plumcake allo sclopit, molto graditi alla fine della conferenza!

Grazie a tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita della ‘serata delle erbe’,

Elisa

domenica, 22 Marzo 2015

Resoconto Incontro 18 marzo 2015

Mercoledì 18 marzo 2015

Cari tutti,
alla riunione di MARZO Luisa e Marina ci hanno ricordato i prossimi appuntamenti: la fiera Pollice Verde a Gorizia (da oggi a domenica), la mostra-mercato a Strassoldo (28-29 marzo), l’inaugurazione della mostra di Ferruccio Carassale a Villa Manin (domani 21 marzo), l’apertura del giardino Viatori (28 marzo). Chi è disponibile a presenziare il nostro stand a Pollice Verde questo weekend spero abbia già avvisato Marina!

Abbiamo poi avuto l’attesa conferenza sulla potatura degli alberi di Giorgio Valvason, da lui intitolata “La cultura del verde”. L’argomento è infatti di portata più ampia di qualche semplice regola di potatura, dato che ha a che fare con il livello medio di cultura del verde. Considerando le immagini che Giorgio ci ha mostrato, di passi avanti sembra ne siano stati fatti ben pochi negli ultimi 30 anni, soprattutto nella gestione delle alberature pubbliche.
Il primo errore comune è in generale piantare alberi troppo grandi vicino agli edifici: l’albero non ha spazio per crescere (e dunque verrà potato perdendo la sua forma naturale) e l’edificio non riceve più luce. Ma l’errore che i giardinieri continuano a fare è soprattutto la capitozzatura, trattamento che viene riservato con indifferenza a specie spoglianti – come platani, gelsi e tigli – e a specie sempreverdi – come cedri e pini. Questo tipo di taglio causa un vero e proprio ‘danno biologico’, che secondo Giorgio è perseguibile dalla legge: in mancanza dell’apparato fogliare, che è stato asportato con la potatura, la fotosintesi clorofilliana viene compromessa e non c’è abbastanza nutrimento per tronco e radici, perciò l’apparato radicale si atrofizza. Le conseguenze a lungo termine sono carie interne, che partono dalle ferite non ben rimarginate, e schianti degli alberi dovuti al fatto che la nuova forma della pianta non è equilibrata e aerodinamica, bensì fa vela in situazioni (ormai sempre più frequenti) di vento forte. Segnali di qualcosa che non va in un albero sono branche che stentano a vegetare e funghi che si formano sul tronco.
Scendendo nel pratico, la potatura ideale su un albero appena piantato prevede che si selezionino i rami in soprannumero, ma senza tagliare la punta (che mediante la produzione di ormoni controlla lo sviluppo delle gemme laterali). Oltre a eliminare monconi, rami che si incrociano, doppie punte etc, quando l’albero è adulto si tratta poi più che altro di selezionare o diradare: si taglia un ramo sì e uno no, usando sempre la tecnica del taglio di ritorno, che prevede di lasciare un ramo tira-linfa e di tagliare in corrispondenza di gemme rivolte verso l’esterno.
Il periodo ideale per la potatura è febbraio; prima non è il caso, perché con freddo e gelo la pianta non chiude bene le ferite. Si può potare anche dopo l’emissione delle foglie (potatura verde), e anzi, questa strategia è consigliata per alberi che ‘piangono’ se tagliati a fine inverno, come la betulla, o altre specie come il ciliegio; l’importante è aspettare almeno 6-7 settimane dall’emissione delle foglie.
L’inclinazione del taglio deve rispettare il collare del ramo, e seguire quella del ramo che rimane.
Ovviamente i tagli su rami molto grossi andrebbero sempre evitati.
L’obiettivo di una potatura di diradamento è mantenere i rami tira-linfa e far entrare la luce in tutta la pianta, in modo che tronco e radici si ingrossino grazie alla fotosintesi effettuata dalle foglie.
Un aiuto ad alberi adulti che vegetano in maniera stentata può venire dalla micorrizazione, cioè dall’inoculo nel terreno di una serie di funghi che vive in simbiosi con le radici della pianta, e la aiuta ad assorbire acqua e sali minerali. Anche i microrganismi effettivi (EM) o anti-ossidanti sono benefici per l’albero…ma di questo parleremo eventualmente in una futura conferenza!

Elisa

martedì, 24 Febbraio 2015

Resoconto Incontro 18 febbraio 2015

Mercoledì 18 febbraio 2015

Cari tutti,
come ben sapete l’incontro di FEBBRAIO è stato quello del resoconto annuale.
Valery è stata bravissima nel preparare un simpatico video con tutte le attività del 2014, mese per mese: le conferenze, le uscite per la potatura da Sergio e da Romeo, il volontariato a Barbana, le fiere a cui abbiamo partecipato col nostro stand, Giardini Aperti, la gita in Carnia organizzata da Luciana, il ‘talea day’ da Romeo…senza dimenticare le gite naturalistiche settimanali che il nostro socio Loris Zilli ha organizzato a beneficio di tutti.
Valery ha poi ringraziato il direttivo per il lavoro svolto nei suoi due anni di presidenza, e ha mostrato il bilancio consuntivo 2014 e il bilancio preventivo 2015, approvati all’unanimità (tranne 1 voto contrario di Britta che voleva evitare il voto bulgaro!).
A questo punto abbiamo votato per il rinnovo delle cariche sociali: il nuovo presidente è la nostra LUISA FORNASIN! Congratulazioni Luisa! Il direttivo uscente è stato confermato: Marina vice-presidente, Bruna segretaria, Osvaldo responsabile del sito web. Sono state confermate anche Loredana per Giardini Aperti, Anna Letizia per la biblioteca e io per i resoconti e le foto mensili.
Luisa vi manderà nelle prossime ore i suoi ringraziamenti e le sue prime parole da presidente.
Valery si è ampiamente meritata, come presidente uscente, i nostri regali di ringraziamento: una piastrella in ceramica con il suo nome e il logo del circolo, una penna fatta a mano con i tutoli di mais e un quadro di Giuliana con i suoi acquerelli (guardate le foto allegate).
Valentino ha poi proposto per il futuro il suo corso gratuito ‘di non potatura’, io – su delega di Marina – ho dato aggiornamenti sulla situazione del giardino Viatori (che riaprirà il 28 marzo e rimarrà aperto fino al 2 giugno incluso, in tutti i fine-settimana e feste comandate, dalle 16 al tramonto). Sergio ha comunicato che presto dovrebbe uscire sul Messaggero Veneto un articolo sulle api e sul nostro ruolo di cittadini attivi nel salvaguardarle, articolo in cui il nostro circolo comparirà col suo logo.
A questo punto è stato fatto un brindisi alla nuova presidente!

Arrivederci a marzo,
Elisa

sabato, 24 Gennaio 2015

Resoconto Incontro 21 gennaio 2015

Mercoledì 21 gennaio 2015

Cari tutti,
alla riunione di GENNAIO abbiamo avuto la gradita presenza di Carlo Contesso. Prima della sua conferenza, Valeria ha presentato Luisa come candidata alla presidenza al posto suo (GRANDE LUISA!), e Anna Letizia ha mostrato con Daniele come ha iniziato a catalogare i libri della biblioteca per aiutarci nella ricerca di quello che vogliamo leggere. Se avete dei dubbi in proposito, contattatela pure.

Carlo Contesso è già stato presentato da Marina in precedenti email: è noto per aver studiato Garden Design in Inghilterra e Natural Resources negli USA, oltre che per la rubrica che tiene mensilmente su Gardenia. Progetta giardini sia in Italia che all’estero. Ci ha parlato della sua tesi in Garden Design, che riguardava la villa e il giardino Garzoni a Collodi, in provincia di Pistoia.
La vecchia strada romana Clodia o Cassia fa ancora oggi da spartiacque tra la villa (detta ‘delle 100 finestre’) e il giardino: la conformazione del sito – praticamente una collina su cui si inerpicano villa e borgo retrostante – ha condizionato fortemente la disposizione delle varie parti.
Il giardino all’italiana risale al ‘600, con una parte bassa piana (dove oggi c’è l’ingresso per i visitatori) dotata di parterre e la grossa parte in pendenza che risale la collina per mezzo di terrazzamenti, con una famosa roccaglia. Il primo parterre in basso che si vede oggi è un falso storico: è stato rifatto negli anni ’50 con forme semplificate (però sempre sullo stile di parterre en broderie alla francese) per facilitare la manutenzione. Subito dietro ci sono le peschiere, inserite nel ‘700, e il parterre di prato con lo stemma e la ‘G’ dei Garzoni. In origine tutte le siepi basse tenute in forma geometrica erano non di bosso, bensì di mirto e l’ars topiaria era adottata anche sui cipressi. Progredendo verso l’alto si vedono i viali trasversali, con spalliere di agrumi lungo il muro, la roccaglia e la cascata con veli d’acqua fiancheggiate dalle quinte di lecci e, in fondo al giardino, quella che era in origine una cappella (oggi convertita ad altri usi).
La caratteristica fondamentale del giardino è che le varie parti sono pensate per ottenere una forma di teatro: la parte bassa piana è la platea, i viali sono il proscenio, le quinte di lecci sono le quinte appunto; per un giardino toscano questa forma a teatro non è affatto usuale.
Nel ‘700 la famiglia Garzoni commissiona all’architetto Juvarra delle migliorie, e così vengono introdotte statue, balaustre e scale abbellite con ‘mosaico rustico’. Sia le balaustre che molte statue vengono periodicamente dipinte di bianco per sembrare di marmo, ma in realtà sono di terracotta. Ogni statua ha un particolare significato, in relazione alla storia della famiglia Garzoni e alla rivalità tra Firenze e Lucca. La scalinata monumentale è oggi una delle caratteristiche più note del giardino, ma esso è famoso anche per i giochi d’acqua, in particolare quelli all’interno del ‘grotto’.
Non mancano un ‘teatro di verzura’, tipico dei giardini della Lucchesia, e aggiunte più recenti, come le palme inserite nell’ ‘800 lungo i viali.
Alla fine della conferenza il nostro relatore si è soffermato sulla definizione di ‘giardino all’italiana’: in realtà con questa locuzione si indica oggi il giardino formale, con piante potate in forma e linee geometriche ben definite, che si vuole cristallizzato nel tempo, anche se i giardini formali moderni non sono naturalmente uguali a quelli rinascimentali e barocchi italiani. Oltre all’uso delle stesse rigide norme sia per l’architettura che per l’apparato vegetale e all’uso di poche piante sempreverdi (mirto, leccio, cipresso, alloro), altre caratteristiche fondamentali di questo stile sono la gerarchia degli spazi (vicino alla casa c’è la parte più elaborata del giardino, mentre allontanandosi da essa si passa alla parte più rilassata e informale) e la presenza di assi ben definiti che creano viste e cannocchiali prospettici. Questi principi possono essere applicati in piccolo anche nel giardino di casa nostra.

Elisa

lunedì, 22 Dicembre 2014

Resoconto Incontro 17 dicembre 2014

Mercoledì 17 dicembre 2014

Cari tutti,
la riunione di DICEMBRE è iniziata con la presentazione da parte di Valeria del nostro libro fresco di stampa “A mani nude. Cinquanta storie di giardinieri autodidatti”. Il libro costa 8 euro e chi lo volesse acquistare può contattare Luisa o Valeria.

Marina ci ha ricordato il campus dei Maestri di Giardino dei giorni 6-7-8 febbraio 2015 sul tema delle ‘piante del passaggio’ tra inverno e primavera, per il quale sono aperte le iscrizioni. Più persone del circolo si iscrivono e meno si paga (c’è una tariffa speciale per noi).

Anche quest’anno per gli auguri di Natale abbiamo avuto la gioia della presenza di Gianni & Susi del Susigarden e Pierluigi & Gabriella del vivaio Priola di Treviso. E’ rimasta per tutta la serata, inoltre, la vicesindaco di Palmanova, che ha molto apprezzato la conferenza del nostro Valentino Filipin, ben noto capo-giardiniere del Verde Pubblico di Udine, che ci ha illustrato la teoria dei colori in giardino. L’argomento era già stato trattato, ma è sempre utile ascoltare un ripasso.

Valentino ha ribadito innanzi tutto che si tratta di una teoria, non di una legge (molte impressioni date dal colore sono soggettive, basti pensare al diverso significato che i colori hanno in diversi paesi del mondo). Ci ha comunque mostrato molte fotografie di aiuole, bordure e composizioni all’interno di vasi che rappresentavano le combinazioni di colori più universalmente riconosciute come piacevoli ed equilibrate.

Una prima opzione è l’uso dei colori primari (giallo, rosso, blu), più o meno intensi cioè con più o meno pigmento. Li possiamo usare singolarmente lavorando sulle diverse gradazioni (armonia), o li possiamo accostare tutti e tre (contrasto); in questo caso bisogna ricordare che il colore giallo è quello che colpisce di più l’occhio, mentre il rosso e il blu molto meno; quindi bisognerebbe sempre accostarli ricordando il rapporto giallo:rosso:blu = 3:6:8 (il rosso va messo in quantità doppia del giallo e il blu quasi tripla, affinché tutti e tre i colori si vedano in equilibrio senza che uno prevarichi sull’altro).
Lo stesso discorso vale per i colori secondari, che si ottengono dalla mescolanza di una coppia di primari (giallo + rosso = arancione, rosso + blu = viola, blu + giallo = verde): se si vogliono combinare insieme con equilibrio, dobbiamo ricordare il rapporto arancione:verde:viola = 4:6:9.

Il bianco serve per ‘aprire’, nel senso che qualcosa di bianco in mezzo a un’aiuola tende a farcela percepire come divisa in due parti. Il nero invece tende a ‘chiudere’.

Il grigio non è un colore definito, ma mette in evidenza tutti gli altri, quindi valorizza anche pochi fiori, tanto che nel nord Europa viene utilizzato per usare meno fiori nelle aiuole ma farli notare.
I colori complementari (giallo/viola, rosso/verde e blu/arancione) vengono percepiti dal nostro occhio come intrinsecamente ‘giusti’, e quindi funzionano sempre.

Si può lavorare anche su combinazioni di colori caldi (giallo-arancione-rosso) o freddi (blu-verde-viola), ma tenendo presente che la ‘temperatura’ di un colore dipende molto dalla gradazione e dal colore che gli sta vicino. E la luce del luogo in cui ci si trova conta moltissimo nel mettere in evidenza certi colori piuttosto che altri.

I colori chiari avvicinano, ingrandiscono e mettono in evidenza, mentre quelli scuri allontanano, rimpiccioliscono e racchiudono, un po’ come con i vestiti neri che smagriscono.
La mescolanza di tanti colori diversi è ovviamente l’opzione più difficile da realizzare bene; in questo caso usando colori non troppo brillanti ma tenui, sarà più facile non strafare.
Valentino ci consiglia i libri sulla teoria del colore di Itten (“Arte del colore”) e Goethe (“La teoria dei colori”), che furono i primi teorici dell’argomento su base scientifica.
L’anno prossimo farà inoltre un corso di ‘non potatura’ di cui ci terrà informati.

La serata si è conclusa con un ricco buffet di cibi dolci e salati fatti in casa e il tavolo del sommelier (Felice, marito di Valeria) ben fornito, oltre che con un divertente sorteggio per regalare ai pochi fortunati le stampe dei bellissimi quadri che la nostra Roberta ha dipinto per il nostro libro.

Un ringraziamento sentito a tutti i soci/socie che hanno contribuito alla riuscita della serata e Buone Feste!

Elisa


Attenzione

Nuova sede per le riunioni

ORATORIO SAN FANCESCO, Contrada Garibaldi, 7

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