Il Giardiniere racconta

giovedì, 19 Marzo 2020

Robin, l’amico dell’inverno

pettirosso

Nel periodo invernale, ogni giorno, porto i semi di girasole nelle mangiatoie dislocate in vari punti del giardino. In certi momenti c’è un vero affollamento di cince, fringuelli, passeri e frusoni. Chi si fa notare immediatamente in questo scenario ornitologico è sempre “Robin”, il pettirosso che mi accompagna quando mi muovo in giardino. Con il tempo è diventato ancora più confidente, specialmente dopo che ho cominciato a portargli semi di girasole già sgusciati, perché essendo un insettivoro ho immaginato che abbia difficoltà ad aprirli se interi. Avevo già notato che cercava i girasoli semiaperti, scartando tutti gli altri. Alla mattina è lesto a venirmi incontro per posarsi sul vaso che porto in mano per scegliersi così i semi già aperti. Posso vedere da vicino i suoi occhi nerissimi e brillanti, a volte forse vuole dirmi qualcosa con dei versi secchi, rapidi e ritmati che io non capisco. Forse sa più cose lui di me che io di lui. Da lontano, il popolo delle cince e dei verdoni spia il comportamento del pettirosso, appena mi allontano un po’, si calano sulle mangiatoie rifornite, tra svolazzi, frulli e litigi per stabilire i turni. I frusoni e i verdoni sono dei veri prepotenti e con quel grosso becco che si ritrovano incutono un certo timore negli altri uccellini meno “armati”

venerdì, 18 Gennaio 2019

Villa Mocenigo e la sua Rosa

Da millenni, la rosa non è soltanto una pianta ornamentale ma anche simbolo di coraggio, di sacrificio, di innocenza, purezza e gelosia e sigillo di segretezza.Le antiche civiltà la veneravano come dono divino per il suo profumo. Durante l’Impero Romano i condottieri che tornavano vittoriosi dalle loro battaglie venivano accolti con piogge di petali di rose. Questa usanza è rimasta anche dopo l’avvento del Cristianesimo per celebrare le Pentecoste, simboleggiando con la caduta dei petali, la discesa dello Spirito Santo sui fedeli.

La Rosa è tanto altro ancora, ricordo di fatti storici, di leggende, di personaggi famosi o molto più semplicemente di eventi felici della nostra esistenza. Viene da pensare che la Rosa ci accompagna dall’alba della nostra vita fino al suo tramonto. Quindi la Rosa fa parte di noi, fa parte del tessuto sociale e delle nostre tradizioni.

lunedì, 22 Giugno 2015

Giardinieri all’isola di Barbana

IMG_3496Dal 2010  è iniziata un’opera di volontariato, da parte di alcuni nostri soci, per il ripristino del giardino del Santuario dell’isola di Barbana, situato all’interno all’area dedicata agli esercizi spirituali. Sono stati fatti anche altri interventi di piantumazioni e recupero di aiuole in vari punti dell’isola.

sabato, 23 Agosto 2014

E. Veyrat Hermanos

Il tramonto e la sua rosa

Ci sono alcune rose che mi piace definire “impossibili”, vuoi per la loro rarità, per la difficoltà della loro coltivazione ma specialmente per il colore dei loro fiori, complessi e opulenti. E’ nel gruppo delle vecchie rose Tea che si possono incontrare varietà con queste caratteristiche. Ricordo di aver letto su uno dei tanti libri che parlano di rose, il commento di un esperto appassionato del secolo scorso, dove riteneva che le Tea fossero assolutamente splendide perchè uniche ad avere in dono i colori del cielo all’alba e al tramonto.

giovedì, 13 Marzo 2014

Il vecchio mandorlo

il vecchio mandorlo

il vecchio mandorlo

Stamattina girando per il giardino, ben imbacuccata dato il freddo, ad un certo punto ho alzato gli occhi e ho visto il mandorlo rosa tutto in fiore.

È un vecchio albero, credo abbia più di cent’anni. Fa anche le mandorle e noi con dei lunghi bastioni percuotiamo gli alti rami, ma raccogliamo ben poco. Più abili sono gli scoiattoli e le cornacchie. Certi anni abbiamo trovato dei mucchietti di gusci bucati ai piedi della pianta: bottino ben nascosto da un intricatissimo rosaio Clair matin.

Quest’anno però nessuno guardava in alto e solo una vicina mi ha richiamato perché lo guardassi, poveretto, fiorito nel freddo che finalmente è arrivato. È rosa ma i fiori sono senza splendore ed è li che sembra dire: ”Il mio dovere l’ho fatto, mi spiace di apparire così striminzito”.

Tutto dipende dal tempo: questa matta stagione non finisce di stupirci.

Non ricordo di aver mai visto tante fioriture in gennaio ed il fatto più buffo è che convivono fioriture primaverili con quelle autunnali.

Per quanto riguarda le rose ha appena finito di fiorire la Iceberg, stanno fiorendo la Penelope, la Clair matin e tutte hanno qualche timido bocciolo che sta lì e non sa bene che fare.

Sono in gran fioritura i viburno tinus, le camelie, gli ellebori, i bucaneve, perché forse è quasi la loro stagione. Come anche è la stagione dell’edgeworthia che richiama con i suoi ciuffetti giallo oro e attira con il loro profumo.

E c’è anche la daphne odora variegata, profumata e bellissima, anche se i fiori appaiono quest’anno piccoli e pallidi. Ma il profumo è quello, quasi esagerato.

Il calicanto ha già finito da tempo di fiorire, come pure il gelsomino di S. Giuseppe.

I bulbi si slanciano verso l’alto, dovunque ci sono le viole mammole e le primule gialle, per non parlare della scarpata dove quest’anno, non si sa bene perché, il pyracanta è pieno di bacche rosse. Soltanto oggi ho visto alcuni passerotti che si infilavano e tentavano di beccare qualcosa. Gli altri anni a dicembre era tutto pelato. Mi ricordo Viatori che un giorno disse “No lo voio più, no go miga de darghe de magnar ai merli!”. Quest’anno invece è pieno di bacche come l’agrifoglio e la nandina.

Ma la nandina non deve piacere agli uccellini: tutti gli anni esce dall’inverno e mantiene le bacche finchè non sbocciano le pannocchie fiorite. Intanto cominciano a imbiancare i bordi delle aiuole i robusti iberis e più in là si fanno ammirare le bergenie.

È comunque un inverno strano: strano o no contemplo sempre le graminacee: il miscanto mantiene i suoi ciuffi, la hakonechloa ha un colorre rossastro, la poa si allarga gentilmente sul prato. Non occorre la neve per rendere singolare il paesaggio.

E intanto le euforbie buttano fuori i boccioli e aspettano un raggio di sole per allargarsi in tutta la loro bellezza.

Ma non è primavera… quella deve venire…

martedì, 5 Novembre 2013

Verde Brillante

Conferenza di Stefano Mancuso in occasione della presentazione del suo libro “Verde Brillante”

domenica, 24 Marzo 2013

Vita da giardinieri di Paola e Daniele

Cari amici giardinieri,
ci presentiamo ai nuovi iscritti e anche a chi già ci conosce con il nostro Curriculum Verde che ha preso fatalmente una piega scherzosa necessaria dopo una giornata di “duro” lavoro in giardino…

venerdì, 15 Marzo 2013

Rose Meilland

dscn0033Anni fa, quando cominciai a dedicarmi all’allestimento del giardino assieme a mia moglie, furono alcune rose Meilland, già coltivate da mia madre, che accesero in me la passione per la Rosa. Le rose in questione erano ‘Baccara‘ e ‘Mme A. Meilland‘, intramontabili e conosciute in tutto il mondo, riprodotte ancora oggi in migliaia di esemplari. Le due varetà, assieme ad altre rose, vennero espiantate dal vecchio giardino per dare origine a quello attuale, ormai conosciuto come “Rosa Mundi”. Con l’inserimento in terreno fresco, sia ‘Baccara‘ che ‘Mme Meilland‘, che ‘Carina‘, presente nel gruppo delle recuperate, svilupparono una seconda giovinezza. Sono tre piante di rose che si stanno avviando verso i quarant’anni di vita in questo giardino, dimostrando una rusticità e un vigore non comuni, rispetto alle sofisticate rose moderne che, nate come rose da reciso, mal si adattano ad essere inserite in giardino. Tale problema sembra non pesare sulle Rose Meilland che negli anni ho scelto di piantare assieme ad altre di diversi autori, siano rampicanti, arbustive o striscianti. Un buon portainnesto unito a rose selezionate con attenzione e coltivate con dedizione hanno portato riconoscimenti internazionali di alto livello e alla produzione di piante molto forti dalle fioriture eccellenti che valorizzano i nostri giardini.

domenica, 17 Febbraio 2013

La Rosa di Clap

IMG_2935Girando per il Friuli mi è capitato di imbattermi in rose dimenticate e abbandonate che vivono di una vita propria senza alcuna cura da parte dell’uomo. Questa che vi voglio raccontare è la storia della rosa di Clap. “Clap” in friulano vuol dire sasso e identifica abbastanza bene il luogo. Si trattava di un borgo di quattro case  nel comune di Faedis, in provincia di Udine, sulle colline carsiche, che è stato distrutto dal terremoto del 76.Nelle immediate vicinanze si trova anche Porzus piccolo paese situato poco lontano dal confine Italo-Sloveno, tristemente noto per “l’eccidio di Porzus” dove trovarono la morte 25 partigiani durante l’ultimo conflitto mondiale. Un fatto ancora oggi dibattuto e discusso per le fosche tinte politiche che lo avvolgono.

domenica, 3 Febbraio 2013

La storia di IBTK

Dopo aver letto il brano di Roberta “Gli animali, hanno un cuore?” ho pensato di raccontare la storia di IBTK.
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Dovete sapere che mi sto riferendo a qualcuno che nel luogo in cui vive è diventato un autentico sovrano, fornito di un manto bianco, con una striscia di ombretto sotto l’occhio nero brillante, dall’incedere elegante, regale. Quando la gente lo incontra non può fare a meno di girare la testa per osservarlo; i bambini richiamano l’attenzione dei genitori, indicando con il dito e gridando- Guarda! Il cigno!- Proprio così, il protagonista del racconto è un cigno reale, riconoscibile per la caruncola nera sul becco arancione, il piumaggio bianco immacolato e per la statura maggiore rispetto al cigno selvatico, ma andiamo per ordine… Anni fa, in rispetto ad un progetto di ripopolamento faunistico delle zone umide, venne portata una coppia di cigni reali sul fiume Tiel che scorre poco distante da casa mia. Il fatto suscitò molta curiosità negli abitanti della zona. Il corso d’acqua ospitava già germani reali, gallinelle, folaghe, aironi bianche e cenerini e il sempre più raro martin pescatore ma la coppia di cigni divenne in breve la principale attrazione. Per paura che, spaesati come erano, quel luogo gli venne praticamente imposto dall’uomo e per evitare che se ne andassero altrove, la gente che abita nelle immediate vicinanze del fiume cominciò ad offrire loro del cibo, chi portava pane e chi granaglie. Così pian piano si stabilì un rapporto di amicizia tra la gente e i due uccelli, ciò permise loro di superare la difficoltà iniziale ad adattarsi a vivere in un luogo imposto, non scelto come natura vuole. L’imposizione umana non si fermò a questo, infatti per facilitare l’identificazione, venne loro inserito sul collo un vistoso, quanto orrendo, collare in plastica con sopra stampata una sigla: IBTK per il maschio e IBTD per la femmina. L’ambientamento avvenne durante l’autunno, la coppia di cigni superò anche il brutto inverno che seguì, freddo e neve con eccezionali raffiche di vento.


Attenzione

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