domenica, 29 Gennaio 2023

Resoconto Incontro gennaio 2023

Cari amici in giardino,

in occasione della conferenza mensile del circolo, sono intervenuti nella sede a Palmanova Mario Mariani e Matteo Boccardo del vivaio Central Park che si trova in provincia di Novara, un’eccellenza nel mondo del florovivaismo italiano. Mario è un cercatore di piante di tutto il mondo che si trovano alle nostre latitudini, uno sperimentatore che nel suo vivaio propone piante insolite di ogni tipo.

martedì, 13 Dicembre 2022

Resoconto Incontro novembre 2022

Carissimi Amici giardinieri,

sollecitati dall’esaustiva presentazione che Luisa ci aveva inviato lo scorso 6 novembre, ci siamo ritrovati numerosi all’incontro di ieri pomeriggio per ascoltare l’agronomo Claudio Baldazzi che con maestria, grazia ed una verve incontenibile ci ha presentato il suo giardino di Moglia, nella Bassa mantovana che tutto può essere fuorché un ‘giardino pigro’! La sua casa non grande, ad un solo piano, appare avviluppata in nuvole di svariati colori composte da arbusti auto abbarbicanti che la proteggono nelle roventi giornate estive favorendo un piacevole microclima anche all’interno. Quando le ‘nuvole’ eccedono mettendo a rischio le tegole del tetto, nel tardo autunno vengono spuntate e tutto torna in ordine.

giovedì, 3 Novembre 2022

Resoconto Incontro ottobre 2022

Fucsie, ballerine in giardino …

Nel corso dell’incontro del circolo a Palmanova, Marta Stegani, titolare del vivaio “I giardini delle essenze perdute” di Busto Arsizio, ci ha parlato del mondo delle fucsie. Considerati fiori della nonna, le fucsie vivono ora un periodo di riscoperta, anche grazie a Marta che si dedica a loro, da sempre coltivate in Inghilterra dove formano anche grandi siepi grazie al clima che garantisce (o garantiva?)loro estati fresche ed inverni non troppo rigidi.

mercoledì, 25 Maggio 2022

Resoconto Incontro 18 maggio 2022

La conferenza a Palmanova è stata un fuoco d’artificio dall’inizio alla fine. Il nostro ospite conferenziere Francesco Zanin è arrivato con una bella carica di entusiasmo che in brevissimo tempo ha coinvolto tutti.

sabato, 23 Aprile 2022

Resoconto Incontro 20 aprile 2022

Marco Barbaro, agronomo e insegnante di matematica e scienze, in occasione dell’incontro mensile del circolo ci ha parlato delle sue esperienze nel mondo del giardinaggio, culminate nella creazione del suo attuale giardino a Fagagna, dove ha saputo creare, relativamente in poco tempo, un luogo ricco di piante, principalmente erbacee perenni e graminacee, ma anche rose, e conifere particolari, che conferiscono al sito già bello e panoramico di suo, un aspetto poetico, tra lo scapigliato e l’ordinato, tra il romantico e il moderno: insomma, non manca niente, neppure arredi a segnare dei punti in una visione molto profonda che sconfina nella circostante campagna.

mercoledì, 23 Febbraio 2022

Resoconto Incontro 16 febbraio 2022

RESOCONTO CONFERENZA SILVIA ASSOLARI Mercoledì 16 febbraio 2022

“Conoscere le specie selvatiche“

Una delle cose che tipicamente confondiamo tra le piante coltivate e le piante selvatiche sono i tempi, siamo abituati con le specie coltivate, a seminare un prato e vederlo subito crescere… le specie selvatiche mettono molto più tempo 1, 2, 3 anni…dipende dalle specie e non danno un effetto immediato.

lunedì, 20 Dicembre 2021

Resoconto Incontro 15 dicembre 2021

Quello di ieri al circolo con Dina, è stato un incontro particolare, fonte di riflessione ed occasione per vedere la passione di noi tutti, il giardinaggio, da un’altra angolazione, nuova e diversa, anzi dirò di più, per vedere noi stessi immersi e parte della natura.

domenica, 21 Novembre 2021

Resoconto Incontro 20 ottobre 2021

Nell’argomento dell’incontro ho voluto attirare l’attenzione su quelle rose che a volte si scoprono, in luoghi più o meno abbandonati e diversi tra loro. Dalle rovine di una vecchia casa, tra i ruderi di un’antica villa, nei pressi di sepolcri dimenticati, sino a luoghi incolti e rinselvatichiti e boscaglie.

domenica, 21 Novembre 2021

Resoconto Incontro 15 settembre 2021

BEATRICE NARDINI: GLI HORTI ROMANI TRA ESTETICA E UTILITAS

Dopo le presentazioni di Elisabetta Palmitesta, la relatrice ha iniziato con la considerazione che noi contemporanei possiamo immaginare la sontuosità e magnificenza degli antichi giardini romani solo dalle fonti letterarie o iconografiche, oppure dagli scavi archeologici o, ancora, dalle analisi dei pollini o dai calchi delle radici.

mercoledì, 12 Febbraio 2020

Resoconto Incontro 22 gennaio 2020

Durante l’incontro la presidente del circolo Luisa ha relazionato sulle attività svolte nel corso del 2019, la segretaria Cristina ha presentato il bilancio che è stato approvato all’unanimità e si sono svolte le elezioni dei membri del Direttivo: Luisa è stata riconfermata presidente all’unanimità, allo stesso modo Cristina rieletta segretaria, Loredana per la cura della manifestazione Giardini aperti e vicepresidente, con Delia come collaboratrice, Osvaldo per la gestione del sito del circolo, Antonella collaboratrice per le conferenze; Elisabetta entra a far parte del Direttivo.

La progettista di giardini Simona Frigerio ha poi tenuto una conferenza dal titolo “Il giardino nell’epoca del cambiamento climatico”.

La relatrice ha voluto suggerire spunti di riflessione sul fatto che, al giorno d’oggi, chi realizza un giardino deve tener conto dei tempi che cambiano, della sempre minore disponibilità di acqua che si profila nel nostro futuro e degli sbalzi climatici.

Il nostro giardino non è una realtà a sé stante, perchè è inserito in un contesto generale da cui non si può prescindere.

In natura ci sono sistemi in equilibrio che si autoalimentano, ecosistemi che devono funzionare; pensiamo a quello della prateria cui si richiama l’inserimento delle graminacee nei moderni giardini, che è caratterizzato da scarsità di piogge. Il grande paesaggista olandese Piet Oudolf ha teorizzato la Dutch Wave, ossia uno stile di giardinaggio meno formale e più sostenibile, con ampio uso di erbacee perenni e graminacee.

In relazione al fatto che oggi il prato, che richiede l’uso di molta acqua, andrebbe ripensato e declinato diversamente, Simona ha citato i cosiddetti “prati dipinti” di Nigel Dunnet, in cui la ricerca per ottenere effetti visivi fioriti e molto colorati si accompagna all’idea di risparmiare in irrigazione e sfalci. Anche Olivier Filippi, autore del libro “Per un giardino senza irrigazione”, pone il problema, e nel suo vivaio a Montpellier nel sud della Francia propone piante che richiedono un ridotto apporto idrico, in particolare quelle mediterranee.

Simona ha dato poi alcuni consigli su come rendere più sostenibili i nostri giardini e provvedere al benessere delle piante con alcuni accorgimenti: piantare in autunno, creare una conca intorno alle piante e bagnare nel primo anno, poi una volta affrancate provvedere solo ad irrigazioni di soccorso in estate; curare il drenaggio per evitare che, nei periodi in cui ci sono grandi piogge, le piante “anneghino”. In caso di terreni argillosi è bene piantare facendo dei piccoli rialzi per le piante.

La relatrice ha poi parlato dei rain garden, facendo l’esempio di un’aiuola in Inghilterra dove, in un punto di ristagno delle acque soprattutto in periodi di piogge torrenziali, è stato creato un bacino di ritenzione dove sono state messe a dimora piante robuste che sopravvivono, trattengono l’acqua facendola penetrare nel terreno, evitando ruscellamenti al di fuori.

Un saluto a tutti i soci

venerdì, 11 Ottobre 2019

Resoconto Incontro 18 settembre 2019

Cari tutti, tra le tante attività del circolo, noi membri direttivo non sempre riusciamo a svolgere tutte le mansioni.
Mercoledì Giulia, la nostra vice presidente, non ha potuto partecipare alla conferenza, ho chiesto ad Aldina una piccola collaborazione per il resoconto ed ha accettato.
Il nostro circolo si regge sul volontariato e sulla collaborazione di tutti i soci. Grazie Aldina.

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 18 Settembre 2019

Tutto esaurito alla prima riunione del Circolo, dopo le vacanze estive. E tutti puntuali.
Luisa, la Presidente, anticipa l’orario dell’incontro con Manuel Rosin, perché c’è una fibrillazione generale, anche delle piantine che, come di consueto, viaggiano di mano in mano, come dono o scambio.
Loredana prende la parola, ed è brevissima (che bravi ad esser brevi!)!
Emanuela è altrettanto sobria. Ha organizzato, temerariamente, la visita di solo un giorno a Guastalla, per l’attesissimo e rinomato mercato ‘Piante e animali perduti’. Qualche materna raccomandazione. Il resto sarà una sorpresa.
Manuel è pronto. Insieme alla morosa controlla gli appunti e le immagini.

Luisa lo presenta quasi con un cenno, come per non privarlo del tempo prezioso per la sua esposizione.
Quando Manuel, pur con voce ferma, dice d’essere un po’ emozionato perché ‘è la mia prima volta in pubblico’, una voce femminile suggerisce un applauso d’incoraggiamento.

E il garden designer se lo prende tutto, il coraggio, e sostiene la serata per quasi due ore fitte fitte di lezione.

Sa che i soci del Circolo sono amanti dei giardini, e profondi conoscitori di ciò che si fa di uno spazio asettico un luogo abitato dove star bene, e far star bene tutti, piante comprese, ovviamente.
Nonostante la sua giovane età, ha maturato molte esperienze e approfonditi studi vivendo anche cinque anni in Olanda.

Il posto giusto, mi pare. Poi, affrancato dalla guida di giardinieri famosissimi, si sente pronto per ‘tornare al suo giardino’. Prima o dopo, si desidera sempre tornare a casa! Nell’immaginario giardino dell’infanzia. Il perduto Eden.
Con molto equilibrio, la sua lezione affascina per quei passaggi dall’estrema tecnologia alla tradizione millenaria.

Come si fa un giardino? Si progetta, innanzitutto, dunque si immagina qualcosa che ancora non c’è, si disegna l’ancora invisibile!

Il garden design mi appare come un artista visionario. Come un alchimista, che studia circostanze e fattori che inspiegabilmente portano a un risultato razionale. Che accosta e sperimenta insoliti elementi che portano all’atteso (o disatteso) risultato, con originale raffinatezza e al tempo stesso semplicità.

Dunque tutto è freddamente pianificato dalla tecnologia? Niente magia, niente mistero, niente meraviglia, niente stupore?

Manuel, sicuro di sé, ci spiega l’importanza della prospettiva, della profondità di campo, dei vuoti da valorizzare ma non riempire, della ‘simpatia’ tra le piante, e naturalmente ha un affondo sul terreno, la luce, il vento. Tutto concorre per il tutto equilibrato, armonioso, salutare. Si sa, le piante sono come gli umani. Si stanziano dove stanno bene!

Guardo i presenti, silenziosi e attenti (l’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità, scrive Simone Weil).
Cosa staranno pensando? Ognuno con la sua sensibilità, la sua esperienza, avrà suppongo molte osservazioni da esporre, molte domande da sottoporgli.

Io esco un po’ prima, alla chetichella. Assorta, mi infilo in macchina. Palmanova-Lestizza. Non ci vuole niente. 15 minuti.

Invece, distratta dalle tante cose imparate che tento di ripetere per non dimenticare, infilo clamorosamente porta Udine e mi ritrovo non so dove. Mentre vago sperduta (dovrò ben andare dall’oculista!), mi torna quel definirsi di Manuel ‘Sono un giardiniere’ con umiltà. Con umiltà e consapevolezza. Dice ‘La passione mi è nata seguendo mio nonno nella sua vigna. E adesso mio suocero mi ha messo a disposizione un terreno per le mie ricerche, i miei esperimenti. Mi aiuta, assieme anche alla mia fidanzata’. Ah ecco, ritrovo l’umanità piena del giovane, il suo saper attendere, sperare, osservare, condividere. Meno male. Sì perché, a sentire ‘garden designer’ mi si era tornata in mente una scenetta di molti anni fa, a Udine, in una strada che divideva lussuosi appartamentini per giovani coppie. Di prima mattina sento una cantilena antica, conosciuta. Mi affaccio alla finestra puzzolenti tagete. Un tribudio di gialli e arancioni. C’è un signore che cammina con la sua strana bicicletta per mano e, prima sommessamente e poi sempre più forte grida: ‘El gu-ooo.’ Silenzio e poi ‘il guu-oo’. ‘Chi?’ (voce di giovane donna). ‘Il guoooo’. – ‘Chiiii?’ – ‘Signora, il guo, (sorvolo sulla parolaccia), l’arrotino…!

Apprezzo molto, di Manuel l’autodefinirsi ‘giardiniere’. Una parola antica, nobile. Mette insieme vocazione e professione, passione e fusione con la terra, la Terra Madre.

Auguri, giardiniere!

Aldina

martedì, 25 Giugno 2019

Resoconto Incontro 19 giugno 2019

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 19 Giugno 2019

“Ortensie, dalle origini ad oggi tra storia e diffusione”

Al nome comune ortensia vengono date diverse origini.
La più accreditata è che il botanico francese Filiberto Commerson, al ritorno da una spedizione botanica in onore di sua figlia Ortense, decise di chiamare appunto Ortensia questa pianta trovata nelle Indie Orientali tra il 1766 e il 1969.
Alla fine del 1800 fu stabilito che il nome del genere fosse Hydrangea dal greco hydro o hydor (acqua) e angeon (vaso o contenitore).
In Nord America sono stati trovati fossili di ortensie risalenti a 40 – 70 milioni di anni fa perfino in Alaska e Groenlandia. A quel tempo gran parte dell’emisfero nord era coperto da foreste temperate.
Il genere Hydrangea si trova principalmente nell’emisfero settentrionale, sparso in Asia orientale specialmente in Cina e Giappone.
E’ stato trovato pure in Vietnam, in Indonesia arrivando fino all’equatore.
Ci sono specie native del nord America, dell’America centrale e giù fino alle Ande. Queste più a sud sono comprese in una sezione a parte chiamata Cornidia. Sono cespugli e rampicanti legnosi sempreverdi (dal sud America H. Seemanii).
Il genere Hydrangea non è mai stato trovato in natura in Europa.
Per il giardinaggio le più importanti sono le orientali H. Macrophilla, H. Paniculata, H. Serrata e le americane H. Arborescens e H. Quercifolia.
La prima Hydrangea coltivata in Europa fu la H. Arborecens introdotta dalla Pennsylvania nel 1736 per merito di John Bartram, primo botanico americano, autodidatta. Fu una figura chiave nella scoperta e propagazione delle nuove piante del Nord America Orientale. Viaggiò per 30 anni, spesso in zone mai visitate raccogliendo nuovo materiale che inviava al Chelsea Physic Garden. La sua più grande scoperta è stata la Hydrangea Quercifoglia che trovò insieme a suo figlio William sui monti Alpachi in Georgia introno al 1765. A Philadelphia c’è ancora il suo vivaio che è considerato il primo orto botanico d’America.
Le specie Cinesi furono introdotte in Europa molto tempo dopo e inizialmente furono confuse con le Giapponesi. Vennero raccolte in giardini dove vennero coltivate molto tempo prima che fossero conosciute dagli Europei.
Oltre alla Paniculata sono native della Cina H. Anomala, H. Aspera e H. Heteromalla.
L’introduzione delle H. Giapponesi nel mondo occidentale sono dovute principalmente agli Olandesi che trassero i loro profitti in seguito
alla rappresentanza di quella che era diventata la “Compagnia delle Indie Orientali”.
Quasi cento anni dopo il botanico svedese Thunberg che visse per un periodo nella stazione della “Compagnia” descrisse la prima Hydrangea a Palla, che però non riconobbe. Nel suo libro “Flora Japonica” classificò le Hydrangee come viburnum macrophyllum e V. serratum.
Le varie specie di Hydrangee sono così diverse sotto tanti aspetti che un errore di classificazione è facilmente comprensibile. Non ci sono caratteristiche vegetative comuni che leghino a prima vista le varie specie tra loro. Le parti appariscenti, foglie, fiori, forma della pianta sono molto diverse da una specie all’altra. I fiori vanno dai totalmente fertili (H. arb. “Hills of Snow”) ai lacecap o teller (che sono metà e metà) fino ai quasi totalmente sterili delle comuni H. macrophilla.
Oggi sappiamo che l’origine botanica delle ortensie macrophylla è nelle regioni costiere del Giappone tanto che per un periodo furono chiamate Hydrangea maritima. Le varietà introdotte in Europa dal Giappone sono le antenate di piante tuttora popolari (H. m. Mariesii, H. m. Otaksa, H. Serrata Rosalba).
Agli inizi del 1900 vivaisti francesi, inglesi e tedeschi ibridarono una vasta gamma di piante, molte di questa sono state perse durante la seconda Guerra Mondiale, specialmente le francesi, ma molte sono ancora con noi.
Negli anni successivi altri ibridatori continuarono la ricerca tesa ad ottenere piante rustiche che resistessero alle gelate tardive che rovinavano la fioritura. Il lavoro più grande in questo senso è stato fatto dalla natura con le mutazioni naturali.
Nel 1998 il botanico Michael Dirr notò un’ortensia che continuava a fiorire anche a settembre…era la realizzazione del sogno di molti botanici: trovare un’ortensia rifiorente, cioè che fiorisce non solo sulle gemme formate l’anno precedente ma anche su quelle dell’anno in corso. La cosa suscitò grande entusiasmo in un paese come gli USA dove negli stati del nord le gelate tardive sono frequenti. Dopo molti test fu stabilito che la mutazione era stabile, la pianta fu registrata e messa sul mercato con il nome di H. “Endless Summer”.
Altri ibridatori, partendo da Endless Summer hanno ottenuto altre linee rifiorenti.
La serie “forever & Ever”, H. m. Cameroun, H. Serrata Veerle, Hydrangea mac. Serie Magical, molte tra le varietà di paniculata, quercifoglia, arborescens… le potete trovare visitando il sito www.susigarden.com

domenica, 24 Febbraio 2019

Resoconto Incontro 20 febbraio 2019

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 20 Febbraio 2019

Ospiti prestigiosi e piacevolissimi per la nostra conferenza mensile.

Michele Calore accompagnato da Pier Luigi Priola ci hanno intrattenuto durante un fascinoso viaggio attraverso i mesi nel giardino fatato di Michele.
Premetto che per me è stato particolarmente difficile raccogliere le parole di Michele e Pier Luigi e godere delle stupefacenti foto date in visione tante sono state le informazioni elargite, per cui perdonerete lacune o errori.

Le paradis des pappillons a Maserà di Padova creato da Michele è un giardino aperto al pubblico su appuntamento tutto l’anno ( e bisogna andarci tutto l’anno come abbiamo visto e cercherò di riproporvi).

Priola ci da il benvenuto rassicurandoci sulla potenzialità allergologa della graminacee, confermando che solo 2 di esse: Festuca e particolarmente Poa possono creare disturbi a causa della grossa quantità di polline che distribuiscono (particolarmente la seconda). Poi ci introduce al gran mondo della erbacee perenni e delle graminacee, sue passioni oltre che produzione e appassionante predilezione nel giardino di Michele.

Michele comincia a dedicarsi alla creazione del suo giardino nel 2004, volendo principalmente sperimentare piante e progetti nel suo difficile territorio. Il clima varia dai meno 15 dell’inverno ai 40 dell’estate. Terreno pesante e argilloso, limoso, calcareo con uno spazio da colonizzare lungo e stretto e del tutto piatto. La sua passione per natura e animali lo indirizzano subito a definire una convivenza felice fra le due entità.

La premiata scelta di costruire un giardino a stanze che segue la colonna dorsale dei 6000 m2, onde metterlo alla prova in piccoli pezzi del giardino con tempi circoscritti e elementi differenziati fanno si che ora il giardino si presenti come una sfaccettata e armoniosa varietà di piccoli giardini con esuberanti e diverse realtà botaniche e ambientali.

Le prime foto del giardino ci immergono in un mondo fatato dell’ultima parte in ordine di tempo immersa in una galaverna che disegna i suoi bianchi merletti sulla graminacee. Luci sfuggenti e atmosfere ovattate conducono i nostri passi in un labirinto di colori sfumati contrastanti con i verdi imperiosi dei Sempreverdi e i fusti colorati dei Cornus “Sibirica” e “Flaviramea”.

Marzo: ci porta alla Daphne aureomarginata, alla Sarcococca humilis, alla Lonicera fragrantissima i cui profumi non possiamo cogliere, ma in qualche modo immaginiamo, mentre lasciamo dietro a noi la visione di un addormentato inverno inoltrandoci nella prima primavera. Helleborus niger, Edgworzia Chrisanta, Nandina domestica, Panicum virgatum, Mullembergia capillaris ci portano lentamente fuori dall’inverno con le bacche, le cortecce, i fusti a far da attrazione. Mentre compaiono i primi animali liberi in giardino a razzolare concimando, guardiani attenti i Pavoni bianchi, le galline Moroseta ,portate da Marco Polo in Europa, come nuvolette bianche stanno riservate e timide fra gli alberi.

Un mare di Narcissus tazetta, Scarlett,doppio Cheerfullness alla base degli arbusti, così anche se sfioriti possono restare lì a nutrirsi per l’anno successivo senza infastidire, una prima Magnolia liliflora, Ipheion uniflorum, Camassia caerulea, poi Allium, Eremurus ci dicono che Aprile è alle porte.

Aprile: Cercis, Viburnum plicatum Mariesi spettacolare dietro un ampio schermo di alberature che Michele ci racconta di avere piantato all’inizio 20 anni fa, con scelte che ora forse farebbe diverse, ma ormai la grande e perfetta massa di fogliame colorato ha venti anni di splendida crescita e sta a significare il cammino percorso e anche la crescita come botanico e giardiniere di Michele.

Arriviamo ai laghetto con ponticello e panchina, tranquilla casa delle anatre Mandarina, giapponesi simboli di fedeltà coniugale eleganti e bellissime come delle sculture lignee. Una Magnolia nigra fa bella mostra di se pur dando molti problemi a Michele a causa del terreno argilloso che solo con molto humus ammendante riesce a mantenere abbastanza vigorosa segnalando a Michele la necessità di rivolgersi a piante più facili e consone all’ambiente.
Michele è alla ricerca di un giardino autoregolato, il minimo di interventi: come antifungino ilare contro batteriosi del terreno e micronizza. Non sempre i risultati sono buoni, ma persevera nella scelta.

Maggio: Allium, Rose moderne rifiorenti, ibridi di Moscata, bacche e fusti interessanti generalmente sono le sue scelte. Ed ora le sue passioni ricrescono: Perenni a creare tavolozze fino in autunno avanzato, in un misto di colorazioni variegato, con una preferenza per i bianchi o rosa tenue delle rose agli azzurri e blu. Non mancano colori caldi che mettono in maggior evidenza quelli tenui più freddi e delicati.

Eucantemum, Nepeta, Campanule sui vialetti alla base di arbusti.Un evidente capanno, in verità un affascinante cottage, ricoperto da Clematis e una vigorosa rosa Paul Himalaiajn Musk, posizionato a metà giardino per un uso funzionale di attrezzi e strumenti lì racchiusi. Si va a un grande gazebo ricoperto e circondato da una immensa nuvola di rose(30 tipi) bianche per lo più R. Sally Holmes, R. Blue for you, Polyanta, R.MIdsummer Now.abbagliante bianco dei fiori fa da segnapasso durante le notti di luna piena per le passeggiate rinfrescanti dalle prime giornate calde di maggio/giugno.
Alla base delle rose Michele usa una pacciamatura verde, coprisuolo come viole. Stachis, Eremurus mescolate agli allium svettanti.

Giugno: Escono in fiore le perenni messe a mosaico, ripetute, ogni mese ha il peso delle molteplici fioriture. Anche le piante da ombra con il loro fascino più nascosto e delicato delimitano e illuminano percorsi: Hostas,liriope,felci,Parviflora. Nel sole mescolate a scenografici Miscanthus le perenni: Ecchinacea, Phodophillum Kaleidoscopes, Peroskia con H. Annabelle piena di palloni bianco-verde. Stipe accendono le fioriture vicine.

Il grande tappeto pieno di colori allegerito dal movimento delle graminacee. Teucrium,Achillea, Pennisetum villosum,P.macrorum, Echinops,Eupatorium maculatum bianco, Veronicastrum bianco, Thalictrum delavay con i piedi all’ombra con sole solo alla mattina o ombra luminosa da recidere a fine maggio per nuova fioritura a settembre, Miscanthus purpurescens,Sperobulus Airoides, Pennisetum orientale TallTalis. Attenzione alle consociazioni compatibili per le inaffiature.

Luglio/ Agosto: Persicarie eleganti e leggere, Tulbachie.

Settembre: È il momento delle graminacee e degli Aster. Dopo un’estate torrida necessitano alcune irrigazioni di soccorso dove non c’è la gomma gocciolante. Priola interviene per raccontare come i suoi amati e numerosissimi Aster siano stati preceduti in vivaio da quelli nani. Successivamente quelli più alti li hanno sostituiti per la varietà di colori molto più bella. Ci annuncia una nuova nascita: Aster nuovogelo che avremo in catalogo prossimamente. Aggiunge che il fiore semplice è il più interessante perché mutevole nei colori e forme.

Autunno avanzato i colori sono svaniti seccandosi i fiori e dando così origine a nuove nuance dorate mescolate con capolini scuri delle Echinacee, vivacizzate dalle bacche, dalle Persicarie rosse, dai frutti dei Malus Royal Beauty, dalle Nerine, dal sempre efficace Geranium Rozanne, dai colori sorprendenti del Melia azedarach, dalla Parrozia.

E siamo tornati all’inverno che nel giardino di Michele è una danza leggera di graminacee rese più belle dal gelo e dalle sciabolate di colori dei cieli invernali.

Questo è tutto. Esausta vado a sognare un giardino almeno vicino alla perfezione di quello di Michele rompendomi la schiena a fare e rifare nel mio Moto Perpetuo.

Grazie ancora ai due splendidi relatori, per le foto meravigliose di Michele, per i suggerimenti illuminanti di Pier Luigi, per la voglia di continuare a imparare e giardinare che ci hanno iniettato.

domenica, 20 Gennaio 2019

Resoconto Incontro 16 gennaio 2019

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 16 gennaio 2019

Come da programma le prime attività del Circolo del 2019 hanno riguardato un riepilogo rapido di Luisa sulle attività svolte, hanno fatto seguito i ringraziamenti a coloro che hanno collaborato nelle varie sezioni operative: biblioteca, viaggi, visite giardini, Giardini Aperti, sito, mail, tesseramento, segreteria, sponsor, aiuti extra in varie occasioni. Poi conferma direttivo uscente e in fine finanze, ormai scarse, ma con la soddisfazione di importanti acquisti non più derogabili come il proiettore.

Infine abbiamo seguito la conferenza di Philippe Vandezande che concludeva un argomento interessante e impegnativo iniziato e svolto in gran parte a novembre.

Philippe ha ricapitolato partendo dalla attività ATTIVA/PASSIVA nelle piante rivelandoci alcune abitudini molto significative di alcune di esse in particolare:

  • Passiva
    • MEMORIA l’incredibile storia della Mimosa pudica che reagisce al tocco piegandosi per le sole prime 5 volte, poi constata che non è un reale pericolo e si quieta. Gli scienziati hanno verificato questa sua capacità di riconoscimento mnemonico esponendola alla pioggia dopo averla ricoverata dentro casa per un po’ di giorni, rinnovata l’esposizione la pianta non si è piegata all’ingiù riconoscendo la situazione come non rischiosa.
    • VISTA altra storiella esplicativa : a una piantina di fagiolo è stato affiancato un palo verticale verso il quale si è lanciata approntando un gancio della misura esatta, il palo è stato spostato più volte su lati diversi e sempre il fagiolo si è lanciato spavaldo. Dopo 5 volte si è lanciato più in là prima dello spostamento del palo intuendo la probabile distanza.E così che l’INTELLIGENZA delle piante oltre alla quella della vista è stata comprovata.
  • Attiva
    • MOVIMENTO: noi umani abbiamo una percezione del movimento diverso da quello lento delle piante. Eppure Philippe ci dimostra come anche nel mondo vegetale esista un movimento minimo, ma sostanziale. Esempio : Gramigna che fa chilometri sotto terra con le sue radici, il Glicine in aria all’infinito, e Forsithia che piega i suoi rami per riprodursi quando raggiunto il terreno fa altre radici lontano dalla pianta madre.
    • RESPIRO: la pianta respira in modo complementare al nostro con grande nostro vantaggio.
    • COMUNICAZIONE: le piante comunicano fra di loro, con gli animali, con l’umano, il giardino con il giardiniere. Una bella storia su questo animale sconosciuto che si chiama Kudu che mangia prevalentemente una Acacia africana che tende a difendersi quando il predatore esagera emettendo una gelatina velenosa sulle foglie che lo porterebbe alla morte . Il Kudu lo sa e si sposta su altre Acacie vicine che però sono allertate dalla prima e permettono all’animale pochi morsi.Così di seguito. Quando la presenza dei Kudu supera il numero tollerato dalle piante tutte le acacie si organizzano con il veleno e sterminano gli animali interrompendo l’equilibrio della comunicazione.
    • FEDELTÀ la pianta mette in condizione l’insetto impollinatore di dedicarsi per l’intera giornata solo a visitare la sua specie melo, girasole servendosene come un alleato per propagare la specie.
    • MANIPOLAZIONE: video incredibile su come delle formiche riescano a nutrire se stesse e la prole sfruttando un nettare che fuoriesce da capsule della pianta , lo portano dentro grosse spine con un piccolo foro dove fanno il nido per le larve. Quando l’acacia viene invasa da delle liane le formiche la liberano, azzannando le liane, interrompendo il loro percorso. Quando un predatore come la cavalletta assale l’acacia, viene violentemente invitata con spintoni e tirate ad andarsene da delle formiche organizzate come un esercito . Si è scoperto che questo elisir di cui le formiche sono ghiotte dà dipendenza attraverso un alcaloide che mette le formiche nella condizione di cibarsi solo di quello diventando difesa armata della acacia.

A questo punto Philippe con molta modestia e moderazione è passato a parlare della differenza fra piante e umano nei confronti del rapporto dello sfruttamento di un’altra specie per tornaconto personale. Le piante non hanno capacità etiche per cui il fine e scopo giustifica ogni azione. Philippe, pur insistendo nel dire che il suo non vuole o può essere un giudizio per quel che riguarda le scelte di ognuno di noi, pensa che una consapevolezza dell’eventuale danno che ogni nostra azione può recare ad altri è già una presa di coscienza etica.
Questa posizione non ha trovato il sostegno di tutta la platea dei soci, anche se i più hanno inteso nelle parole di Philippe di come il discorso fosse strettamente legato al rapporto tra uomo e pianta e animale e alle differenze inevitabili di lettura dell’agire di ogni soggetto. Alcuni chiari esempi, come alcune affermazioni di usi consapevoli della chimica da parte sua, pur nella consapevolezza del probabile sfruttamento delle risorse non corretto ha chiarito le sue posizioni.

L’uso oculato della potatura, dell’acqua, del trattamento salutare del prato senza diserbanti, ma con tagli da 0 a 4 mm secondo stagione hanno ulteriormente chiarito il suo rapporto amichevole di reciproco lavoro con la natura e hanno soddisfatto la sala che si è prodigata in molte domande.

La serata è finita come sempre in pizzeria a concludere i temi in sospeso.

lunedì, 17 Dicembre 2018

Resoconto Incontro 21 novembre 2018

Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 21 novembre 2018

Conferenza di Angelo Porcelli

Le bulbose da fiore

Angelo Porcelli appassionato di bulbose, coltiva a livello amatoriale da oltre 30 anni vari generi di piante, succulente, palme, subtropicali, bulbose, la parte più preziosa della sua collezione sono le bulbose africane, una collezione unica in Italia.

Nell’orto frutteto di famiglia, in un campo all’aperto vicino al mare a 30 km a nord di Bari, senza nessuna protezione invernale e a regime idrico naturale, sperimenta piante e bulbi delle zone mediterranee del mondo (la parte completamente mediterranea in Italia è la zona centro meridionale qualche zona della Liguria, la fascia costiera della Toscana, zone in cui gli inverni non sono particolarmente freddi).

NARCISI:
Le bulbose più facili da coltivare sono i narcisi a fioritura primaverile, alcuni sono poco diffusi in Italia ma in realtà sono molto validi per il giardino.

I narcisi autunnali sono invece piante piuttosto difficili da coltivare, provengono dal Marocco (il narciso brussonetii con un profumo intenso di gelsomino), dalla Spagna meridionale, alcuni dall’Italia meridionale.

I narcisi precoci iniziano a fiorire tra ottobre e novembre, il narciso papyraceus è uno dei primi a fiorire e un classico dell’Italia meridionale è il narciso tazzetta orientalis, che ha un profumo agrumato di fior d’arancio, ed è il fiore reciso di Natale. Il tazzetta Italicus, un ibrido natural e, in It alia si trova un po’ ovunque allo stato selvatico.

I narcisi intermedi fioriscono da gennaio/febbraio: bulbocodium e cantabricus, accomunati dalla forma a gonnellino del trombone, sono dei narcisi piccoli molto precoci e resistenti al freddo e provengono dai prati umidi della Spagna, dai Pirenei. Gli inglesi li coltivano in giardino da noi non sono conosciuti, sono specie botaniche che si diffondono da seme, si possono mettere anche nel prato naturale.

Il Narcissus pseudonarcissus ha dato origine ad una serie di ibridi, tra cui il narciso incomparabils, un ibrido naturale con il Narcissus poeticus, che si trova in varie zone d’Italia, anche a Villa Manin, si coltiva sin dal 1600 da prima che ci fosse la nomenclatura botanica di Limneo. Tra i narcisi tardivi uno dei più interessanti è la tazzetta doppia ‘Winston Churchill’.

La scilla peruviana, è una bulbosa prettamente mediterranea, cresce tra l’Italia, Spagna e il Nord Africa chiamata erroneamente Peruviana perché arrivò a Linneo sul vascello chiamato “Perù.”

Angelo ha selezionato alcune varietà moltiplicando la specie da seme, sono nate con sfumature varie: pallida, violacea, purpurea, variegata, rosea, alba.

La Scilla hughii cresce a Marettimo nel le isole Egadi ed è più grande della scilla Peruviana.
La Scilla sicula, dal colore un po’ grigio, tra l’azzurro e il bianco, cresce solo nella provincia di Trapani.
La Scilla dimartinoi cresce solo a Capogrecale sull’isola di Lampedusa. È una scilla senza stelo, cresce appiattita al suolo.

Ci sono state diverse revisioni da quando la botanica si è avvalsa dello studio del dna, per la classificazione.
Prima le bulbose erano suddivise in tre famiglie classiche Liliacee, Amarillidacee e Iridacee ora hanno molte famiglie e la nomenclatura si è molto complicata (Hyacintaceae, Asparagaceae, etc…).

GIACINTI:
il giacinto antico selvatico Hyacinthus orientalis è la specie progenitrice di tutti i giacinti coltivati, è un’unica specie propagata da seme da cui sono derivati i vari colori. Poi gli olandesi hanno ibridato i giacinti “ad ananas” che fioriscono bene il primo anno ma che poi non si naturalizzano bene.

TULIPANI:
I tulipani sono le bulbose più famose in assoluto, provengono tutte dal medio oriente, dalla Turchia, le specie botaniche poco coltivate non sono molto gradi di statura ma possono essere molto decorativi. Il tulipano rosso dei campi si trova in varie zone d’Italia naturalizzato, sui colli bolognesi, in Piemonte, in Toscana, solitamente cresce nei campi di grano, nelle vigne.
I tulipani non sopportano l’acqua durante il periodo di riposo perchè subentrano delle malattie fungine che fanno marcire il bulbo ma non temono il freddo. Prediligono i concimi minerali e non amano il letamte .

IRIDACEAE:
Molte Iridacee provengono dal Sud Africa, dove c’è la più alta biodiversità di specie (e bellissime specie di bulbose). Tra le specie mediterranee ci sono i crocus (primaverili e autunnali, gli zafferani), il gladiolo dei campi e il gladiolo bizantino che andrebbero usati di più in giardino. C’è la forma bianca del gladiolo selvatico (molto rara). Il gladiolo liliaceus a fiore di giglio, cambia colore dalla mattina alla sera, durante il giorno è chiuso, si apre al pomeriggio cambiando colore, emanando un profumo fortissimo di chiodo di garofano.
Le Ixia sono molto rustiche, con colori vari si piantano a febbraio/marzo e fioriscono a maggio/giugno.

AMARYLLIDACEAE:
Amaryllis belladonna è un fiore relativamente comune al sud Italia, è un fiore di campagna, normalmente è rosa, Angelo ha fatto degli ibridi con varie sfumature di colori tra bianchi e rosa più o meno intensi .Fioriscono da agosto ad ottobre in base alle varietà.
Nerine bowdenii, nelle varie selezioni sono completamente rustiche, in vari colori dal bianco, al rosa, quasi rosso. La specie spontanea proviene dal Sud Africa, non ha problemi di terreno umido, fioriscono da ottobre a dicembre e vanno bagnate un po’ in estate. In giardino si accostano bene alle perenni e alle rose.

Suggerimento generale: tutte le piante bisogna capire come vanno coltivate, più ci si avvicina alle condizioni che hanno in natura, più alta è la percentuale di successo.


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